Fallout 76, recensione videogame per PS4 e Xbox One

Games / Recensione - 23 November 2018 14:00

L'esordio della serie Fallout nel multiplayer online

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Fallout 76 è il primo tentativo di Bethesda di portare la famosa serie RPG nei lidi del multiplayer online, un’esperienza che potesse coniugare il fascino di un’ambientazione post-apocalittica ad un mondo costantemente condiviso con altri giocatori. Sin dalla sua presentazione, avvenuta nel corso dell’E3 2018, è però subito risultato chiaro come il progetto della software house statunitense non fosse un prodotto nuovo, fresco, ma un mero riadattamento del quarto capitolo, che già soffriva di alcune problematiche strutturali e tecniche, ad una componente multiplayer. Il risultato, paventato anche da una beta particolarmente problematica, è quella di un gioco poco equilibrato, che soddisfa in rari momenti e ne delude in tanti altri, un continuo compromesso tra divertimento e difetti ormai non più sopportabili.

Fallout 76

Il grande fascino di Fallout è sempre stato nell’ambientazione, nella (ri)scoperta del mondo in superficie ormai spazzato via dall’olocausto nucleare, abitato da pochi sopravvissuti e da una pletora di deformità e pericolose presenze. L’atmosfera e la ricostruzione del wasteland sono ancora un punto forte della produzione, con un’affascinante ed evocativa West Virginia a fare da sfondo alle vicende di Fallout 76. La storia risulta curata e ben scritta, in particolar modo se consideriamo la natura prettamente online del titolo, con missioni lunghe e interessanti, nonostante una certa ripetitività di fondo. Ciò che non convince è il modo di raccontarla, attraverso l’ascolto di olonastri sparsi per la mappa di gioco, che sottolineano un racconto sin troppo spezzettato e mai con una narrativa fluida, capace di trascinare il giocatore. Tutto ciò è un peccato, considerando anche il buon livello dei dialoghi e monologhi che ci troveremo ad ascoltare, insieme ad appunti e scritti, che raccontano aneddoti, storie e situazioni precedenti all’inverno nucleare. Il Vault 76, da cui parte il nostro viaggio, è infatti il primo rifugio atomico ad aver ritrovato la luce della superficie, l’inizio di una ricolonizzazione del mondo di Fallout.

Il gameplay di Fallout 76 riprende in buona parte quello del quarto capitolo, risultando a tutti gli effetti un potenziamento delle classiche meccaniche della serie, con una forte componente da gioco di ruolo ed elementi survival. Se la progressione rimane soddisfacente, tra livelli e perk da sbloccare, con il classico limite all’equipaggiamento trasportabile, ciò che rende tediosa l’esperienza è il macchinoso e anonimo sistema di combattimento in prima persona, con uno shooting ancora brutto da vedere e giocare. Manca il feedback dei colpi, la fisica di ogni hitbox è troppo leggera e non si ha mai quel senso di pesantezza del colpo inferto. Se negli ultimi capitoli lo SPAV permetteva di marcare punti specifici del nostro nemico, mettendo il gioco in pausa, il nuovo sistema in tempo reale risulta praticamente inutile, ingigantendo ancora di più i problemi da sparatutto puro, che coprono una buona percentuale del tempo speso in Fallout 76. Contenutisticamente il gioco si presenta invece ricco di missioni principali e secondarie, attività giornaliere e quest pubbliche: affrontare l’esperienza con un amico regala sicuramente un enorme plus al titolo, con una netta preponderanza della componente cooperativa, a dispetto di un PvP accessorio e tranquillamente evitabile. Passeggiare per le lande desolate e affrontare i nemici insieme ad una nostro compagno dona al titolo momenti di grande divertimento e appagamento, un’aggiunta che riesce, in larga parte, ad addolcire e rendere meno amaro un prodotto sin troppo stantio per meccaniche e struttura.
Tecnicamente il gioco rimane molto vecchio e obsoleto, visto il riutilizzo del Creation Engine da parte di Bethesda, lo stesso motore grafico di Fallout 4, che mostrava già preoccupanti segni di senilità tre anni fa. La cosmesi del titolo risulta non troppo dissimile dal precedente capitolo, con qualche filtro ed effetto in più, ma presta il fianco ad un dettaglio troppo basso, una modellazione poligonale non al passo con le ultime produzioni e un carnet di animazioni (se giocato in terza persona) discretamente imbarazzante. Di contro, il fascino e la cura stilistica si mantengono sempre elevati, con un mondo post-apocalittico tratteggiato con attenzione e spesso evocativo, in lande desolate, corrose dall’olocausto nucleare, una natura che cerca di rifiorire e che mostra il segno della distruzione dell’uomo, con avamposti, città e rifugi di fortuna sparsi per la mappa, tra testimonianze del passato e il desiderio di ricolonizzare la superficie. La personalizzazione del personaggio permette un’accurata ricostruzione digitale del nostro alter ego, con risultati spesso soddisfacenti,  oltre vestiti e gadget che mantengono sempre un certo fascino, tra le tute dei Vault, grandi cappelli alla Zio Sam e l’iconica Armatura Atomica.

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