F1 2018, recensione videogame per PS4 e Xbox One

Games / Recensione - 30 August 2018 11:00

F1 2018 è il videogioco ufficiale del Circus automobilistico, sviluppato da Codemasters

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Serie tv documentario Paolo Cognetti. Sogni di Grande Nord - Video

F1 2018 è l’appuntamento annuale con il titolo automobilistico su licenza sviluppato da Codemasters, la software house britannica che ormai dal 2009 si occupa del videogioco ufficiale della Formula 1. La struttura degli ultimi anni viene costantemente migliorata e arricchita, un continuo processo di crescita che ha portato la serie a raggiungere un’elevata qualità ludica, divertente e adrenalinico da giocare ed estremamente curato nell’estetica, tra grafiche ufficiali e un impianto tecnico eccellente. Il nuovo capitolo introduce le novità dell’ultima edizione del Circus automobilistico, prime fra tutti la protezione Halo sull’abitacolo e il sistema ERS, accanto a livree e regole aggiornate all’attuale campionato mondiale. La sensazione giocando a F1 2018 è quella di trovarsi davanti ad un titolo solido e completo, un prodotto estremamente curato e che farà la felicità di ogni appassionato di Formula 1, che ha la possibilità di ritrovare, nel gioco, situazioni ed emozioni del motorsport reale.

F1 2018

Il titolo punta gran parte del suo fascino in single-player sulla modalità Carriera, arricchita e ben strutturata rispetto al passato. Possiamo inizialmente scegliere qualsiasi scuderia, e compagno di box, con cui partire: è quindi nostra la responsabilità se prediligere un team piccolo, scalando le gerarchie della classifica e puntando ad entrare in zona punti, oppure se affrontare e puntare direttamente al vertice, con uno dei tre top team mondiali. Qualsiasi sia la nostra scelta, l’universo imbastito da Codemasters ci mette di fronte una carriera particolarmente curata e profonda, con diversi aspetti da gestire. Rimangono i potenziamenti in termini di Ricerca & Sviluppo, con test durante le prove libere e obiettivi di gara che, se raggiunti, permettono di investire i punti risorsa sul miglioramento di quattro differenti reparti. I diversi rami sono ora strutturati in maniera più chiara e schematica rispetto al precedente capitolo, aiutando il giocatore a comprendere immediatamente le possibilità di sviluppo. Accanto all’aspetto gestionale, abbiamo anche un sistema di interviste a risposta multipla, che attiva dei modificatori in termini di reputazione all’interno della scuderia e di sportività e spettacolarità relative al nostro stile. Alla fine di qualifica e gara, infatti, la giornalista Claire ci interrogherà su vari aspetti delle nostre azioni in pista, una piacevole variabile che, tuttavia, diventa, ben presto ripetitiva e stancante. Gradite le novità invece in pista, con una rinnovata gestione di telaio e sospensioni, un peso della macchina più tangibile che eleva ad un livello superiore il feeling alla guida delle monoposto. La sensazione di poter controllare e avere una risposta realistica della nostra macchina è evidente, con un feedback diretto e immediato di asperità e imperfezioni dell’asfalto, andando a perdere quell’effetto sin troppo leggero riscontrato nei precedenti capitoli. L’appagamento alla guida è quindi sensibilmente aumentato, sia in condizioni di asciutto che durante le gare su bagnato, che rivelano ancora una volta il lavoro applicato alle diversi condizioni climatiche, non solo da un punto di vista puramente estetico, ma anche di guidabilità della vettura. Le variabili, in realtà, sono molteplici: il consumo delle gomme, la gestione delle stesse e del carburante, il surriscaldamento e l’usura di alcune componenti, modificano potenza e grip delle vetture, con pregi e difetti di ogni scuderia in linea con quanto apprezzabile nella realtà.

La serie F1 è da sempre stata estremamente scalabile, con una difficoltà progressiva (da 0 a 110) e un sistema di aiuti che poteva rendere il titolo adatto a qualsiasi palato e abilità. Tutte le varie opzioni, particolarmente precise anche in termini di interfaccia e telecamere, sono rimaste insieme all’aggiunta dell’ERS, una delle novità dell’attuale campionato. Possiamo infatti scegliere come gestire la parte ibrida del motore, che si ricarica nelle staccate e frenate: se lasciarla in automatico o se, consigliabile in termini di esperienza complessiva, selezionare la modalità manuale, correggendo l’impostazione in tempo reale a seconda delle situazioni, per avere potenza aggiuntiva durante i sorpassi o in momenti delicati di gara. Tale scelta introduce una rinnovata componente gestionale alle gare, una variabile non di poco conto soprattutto alle difficoltà elevate, da controllare insieme all’apertura dell’ala mobile (DRS), fondamentale in fase di sorpasso. 


Il gameplay mantiene l’elevata spettacolarità e senso di velocità dei predecessori, migliorando l’intelligenza artificiale che tenta ora in maniera molto più credibile e convincente di sorpassare e difendere la posizione, con manovre sia all’interno che all’esterno. Il passo in avanti regala gare tirate sino all’ultimo, con un’IA soddisfacente e che difetta solamente in rare situazioni, in special modo sui contatti al nostro posteriore, con frenate ritardate in alcune sporadiche occasioni. Il senso di coinvolgimento è comunque totale, proprio in virtù dei comportamenti realistici del computer, contatti da evitare nella maniera più assoluta (con danni settati su simulazione), strategie di gara e rientri ai box, meteo dinamico e safety car, anche nella sua variante virtual. Ciò che viviamo in pista, e nel parco chiuso, è una precisa e fedele riproduzione di quanto apprezzato sui circuiti reali, tra sponsor a bordo pista, grafiche ufficiali, nuovi loghi e presentazioni, livree e piloti riprodotti anche nelle fattezze. Il lavoro di fedeltà è pressoché assoluto, forte anche di un impianto tecnico solido e stabile: il gioco gira su PS4 Pro a 4K e con l’HDR attivo, con un frame rate granitico anche nelle situazioni più concitate. La pulizia, e definizione dell’immagine, è un deciso passo in avanti, con un aliasing pressochè assente sulle monoposto, bellissime da vedere in ogni loro dettaglio: riflessi su carrozzeria e Halo, sponsor perfettamente nitidi, volanti riprodotti in qualità sorprendente, con levette, pulsanti e manette ad alta risoluzione, configurano una visuale dall’abitacolo e dal Pod TV gratificante e spettacolare. 

Le condizioni meteo, variabili durante la gara e che modificano in maniera drastica la scelta delle gomme durante il pit-stop, creano un contatto con la realtà che nessun altro titolo di guida, sinora, è stato capace di avere, a questa qualità. Uniamo al discorso il fatto dei danni alle parti meccaniche e all’ala anteriore, che si spezza in maniera credibile in diversi punti, insieme a sospensioni e gomme: abbiamo un senso di appagamento e completezza difficilmente riscontrabile in pista su altri racing game. Un altro dei difetti facilmente riscontrabile negli altri capitoli risedeva nella pochezza di dettaglio ed elementi a bordo pista, una lacuna spesso condivisa da altre produzioni simili e adesso colmata in questo nuovo episodio. Accanto all’inevitabile aumento nella qualità delle texture e dell’illuminazione, infatti, grande attenzione è stata riposta nella draw distance, con una profondità visiva che abbraccia edifici, costruzioni, colline, foreste, ora perfettamente visibili e in linea con una produzione di alto livello. Lo stesso è stato fatto per meccanici e box, insieme ad un pubblico molto più numeroso e definito, tra bandiere e colori differenti per tifo. Tutte queste accortezze e migliorie visive contribuiscono a rendere F1 2018 non solo bello da vedere, ma anche estremamente coreografico e spettacolare, grazie anche ad un senso di velocità davvero riuscito.

La campionatura dei motori è quella reale, con un suono avvolgente, sia per le vetture attuali che per quelle storiche. Guidare monoposto del passato, sia nelle sfide della Carriera che nella Gara singola, permette di apprezzare non solo un’epoca ormai andata della Formula 1, ma tutto un carnet di motori molto più aggressivi e dal sound inarrivabile. Lotus, McLaren, Williams e Ferrari dello scorso secolo, ma anche vetture degli anni passati, tra il successo fugace della Brawn e della RedBull. Tornare quindi a bordo della Ferrari del 2002 e del 2004, tra V8 e V10, è un nostalgico salto indietro nel tempo, tra l’urlo acuto dei cilindri di Maranello e lontani ricordi di vittorie targate Schumacher. La presentazione del circuito ha, nell’audio italiano, la voce del commentatore di Sky Carlo Vanzini, che presenta il Gran Premio attraverso aneddoti, curiosità e con un’attenta analisi di curve e rettilinei. Il risultato finale è, per tono e credibilità, molto simile a quanto apprezzabile in TV; discorso inverso invece per il commento tecnico di Luca Filippi, ben poco ispirato. 

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