I Giardini pensili di Babilonia, Intervista alla ricercatrice Stephanie Dalley
Daily / Intervista - 30 August 2018 10:00
I Giardini pensili di Babilonia sono una delle sette meraviglie del mondo.
Sebbene alcuni antichi cronisti greci li considerassero come una delle opere d’arte più fulgide dell’antichità, ad oggi il luogo geografico dove nascevano i Giardini pensili non è mai stato individuato e la loro collocazione a Babilonia potrebbe essere attribuita ad una errata traduzione delle antiche scritture. Infatti, secondo la tesi prospettata dalla studiosa Stephanie Dalley, esperta della cultura della Mesopotamia che ha insegnato presso la Oxford University, questi giardini potrebbero avere avuto la loro sede nella città di Ninive, adagiata sulle rive del fiume Tigri, ad oltre cinquecento chilometri di distanza rispetto al luogo nel quale sorgeva anticamente Babilonia. Abbiamo intervistato Stephanie Dalley, che con il suo volume The Mystery of the Hanging Garden of Babylon ha rivelato dettagli inediti
Come ha svolto il lavoro per realizzare il libro Il mistero dei giardino pensili di Babilonia?
«In maniera graduale, durante un lungo periodo di tempo. Lentamente mi imbattevo in diversi modi per affrontare aspetti particolari sull’argomento: la chiave di volta stava nel trovare che i dettagli presenti in testi molto più tardi in lingua greca potevano essere abbinati ad un'iscrizione del re Sennacherib che creò il giardino intorno al 700 a.C.».
Sennacherib fu il re assiro che conquistò Babilonia e Ninive: qui costruì un sontuoso palazzo. Le sue imprese sono raccontate nella Bibbia (Secondo libro dei Re), mentre Dante Alighieri lo inserisce nel Purgatorio nel gesto dei figli che gli si gettano sopra.
Secondo lei come erano allestiti questi giardini?
«Il giardino fu allestito accanto al palazzo del re Sennacherib, su un terreno artificialmente sollevato, e fu irrigato da un lungo acquedotto che è stato rintracciato. Entrambe le caratteristiche provengono da prove precise».
Quali piante nascevano in questo lussureggiante giardino?
«Non abbiamo delle informazioni dettagliate sulle piante, ma generali. C'erano alberi di montagna e probabilmente alberi da frutto. Molti considerano che i Giardini siano stati realizzati dal faraone Nabucodonosor II. Ma non furono costruiti da lui: Sennacherib creò il giardino, e in seguito fu confuso con Nabucodonosor. La stessa Ninive fu confusa con Babilonia, come spiego in dettaglio nel mio libro».
A quali risultati ingegneristici giunsero i babilonesi?
«Gli Assiri avevano una importante tradizione nella costruzione di acquedotti, che non era realizzare nel terreno di Babilonia. Usarono la vite di Archimede in bronzo per gestire il sistema di irrigazione».
La vite di Archimede si trova in un tubo con la parte inferiore immersa nel liquido: quando la vite ruota il materiale è raccolto e sollevato, e per ogni giro avanza di una distanza pari al passo della vite. Cosicché quando il fluido arriva in cima è scaricato in un serbatoio di immagazzinamento. Secondo recenti studi era usata per irrigare i giardini, quindi fu creata circa quattrocento anni prima di Archimede.
Ha lavorato nel sito archeologico di Nimrud. Può descriverci questa città, scoperta nel 1820?
«Sono stata lì per tre mesi prima di andare all'Università in Inghilterra. È stata un'esperienza meravigliosa, il tumulo di ziggurat era ancora una caratteristica del paesaggio; il grande palazzo del re del nono secolo Assurnasirpal aveva ancora le sue divinità protettrici di pietra gigante poste sulle porte; e i pannelli di avorio intagliato erano scavati nel palazzo dell'arsenale, dove venivano conservati tributi provenienti da molti luoghi. Negli anni sessanta, le riprese via satellite mostrarono un'area che ritenevano adatta - per il clima - ai giardini. È credibile?».
A Nimrud in quell’occasione fu scoperto un sarcofago contenente gli scheletri di due donne, probabilmente madre e figlia sepolte con oltre ventisei chili di oggetti d'oro. Dalle incisioni sui gioielli le donne hanno vissuto nel 700 a.C. circa, e la Dalley attraverso l’analisi dei nomi - Ataliya e Yaba - ha dimostrato che si trattava di principesse ebraiche date in spose ai re assiri, che erano giudei e notoriamente avversi agli ebrei. Ciò getta una nuova luce sui rapporti politici tra la Giudea e Assiria in quel periodo.
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