Dolomiti, Rocce E Fantasmi
Comics / News - 17 February 2010 13:26
Un viaggio sulle Dolomiti, culla di antichi miti, alla scoperta di un mondo sommerso tessuto di leggenda e credenze popolari. Per le genti di queste montagne, tra le piu' belle al mondo, il tempo e' scandito dalle ricorrenze del calendario liturgico.
L'inverno inaugura la lunga stagione dei riti di passaggio. Si comincia il 6 dicembre, giorno di San Nicola, con la festa dei Krampus. L'avvento della prima neve inaugura il rito d'ingresso in questo mondo di magia: preceduti da San Nicola che dal suo carro cerca di cacciarli lontano, irrompono i Krampus. Sono antichi mostri, agili e veloci: i denti aguzzi macchiati di sangue che spuntano dalle labbra, le corna appuntite, il corpo ricoperto dalla pelliccia scura e irsuta, i sonagli minacciosi. Essi sono l'energia di fantasmi del passato, un monito per i bambini: da una parte il bene, dall'altra il male segnato sul loro volto sfigurato. Gli stessi riti, immutabili, sono preservati per esorcizzare paure ancestrali. La ciclica esistenza del tempo dell'eterno ritorno sottende un tempo che non e' misurabile: l'oggi e' uguale a ieri e a domani, in una costante ricerca dell'ordine e della fissita' contro la natura della montagna, simbolo potente di instabilita'. Il passato si cristalizza nel mitico leggendario.
Molte sono le creature fantastiche che abitano le montagne: le ninfe, gli gnomi maligni e dispettosi che fanno smarrire i viandanti incauti, gli orchi dei boschi come l'Uomo Selvatico, o Sàlvan, o l'Òm da 'l bòsch. L'Uomo selvatico e' un gigante imbacuccato in una folta pelliccia verde, ha la barba e una clava nodosa. Quando incontra la civilta' degli uomini e' il protettore degli animali e dei bambini maltrattati. E' maestro dei lavori caseari ed e' disposto ad insegnarli agli uomini. Insomma, un orco buono a meno che ci si avventi sui suoi protetti. Le Dolomiti custodiscono sempre le proprie storie e i propri eroi. E' il caso della leggenda del Vissinèl, il vento che non perdona, mosso dalla strega che maledice gli abitanti delle Dolomiti. O quello della leggenda della Guerra: e' sullo scacchiere delle tre Cime di Lavaredo infatti, tre colossi gialli, tre Buddha enormi, accovacciati in quel regno di sovrana solitudine, che emergono dal cuore della terra, proprio qui, all'alba della Guerra tra l'Italia e l'impero Austroungarico, sul Monte Paterno, che si consuma la storia di Sepp Innerkofler. Stagione dopo stagione, il tempo e' percepito in una dimensione mitica, portatore di verita' immutabili. E' un tempo senza storia, nel tentativo di non cambiare mai.
Marco Abino Ferrari. Nato a Milano nel 1965, è giornalista e scrittore. Ha fondato Meridiani Montagne, di cui è direttore, e scrive su diverse testate italiane e straniere. Ha pubblicato numerosi libri tra cui Frêney 1961 (Vivalda, 1996), il drammatico racconto di sette alpinisti guidati da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud, dispersi sul Pilone Centrale del Frêney (il pilastro più estremo del Monte Bianco).
È del 1999 Il vuoto alle spalle. Storia di Ettore Castiglioni (Corbaccio). Ha inoltre curato Il giorno delle Mésules. I diari di un alpinista antifascista di Ettore Castiglioni (1993) e Storie di montagna (2000) entrambi pubblicati da Vivalda. Nel 2004 racconta la Terra del Fuoco nelle pagine di Terraferma (Corbaccio e poi tascabili Tea). Nel 2006, per il quotidiano "La Stampa", ha realizzato un lungo reportage in 15 puntate, raccontando le Alpi percorse per intero (in bicicletta) da Trieste a Ventimiglia.
Valentino Parmiani (Ravenna 1944) è professore di architettura all'Università di Bologna. Ha progettato e disegnato fra gli altri per Kartell, Avant de Dormir, Barovier&Toso.; Ha esposto al Moma di New York, al Poldi Pezzoli e alla Triennale di Milano. Abilissimo e meticoloso disegnatore, la sua è una passione per il paesaggio trasposta su carta. Tecniche miste dall'effetto limpido e aggraziato caratterizzano i suoi disegni acquarellati, che diventano veri e propri frammenti della realtà.
Marco Albino Ferrari & Valentino Parmiani, Dolomiti, rocce e fantasmi, Excelsior 1881, pp 121
www.excelsior1881.eu
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