L'indagine nelle serie tv: la scena del crimine

Tv / Editoriali - 02 December 2016 07:00

L'importanza della scena del crimine all'interno della fiction televisiva di genere poliziesco.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film Ferrari - video

La scena del crimine è tra gli elementi maggiormente significativi delle serie televisive poliziesche, da anni dominatrici dei palinsesti internazionali per ascolti e longevità.

Gli episodi incentrati su un caso da risolvere permettono anche allo spettatore di calarsi nel ruolo di investigatore ed elaborare una personale versione dei fatti tramite i dettagli offerti dalle linee narrative. La ricerca della verità ha inizio con l’osservazione del luogo dove si è verificato l’evento al centro dell’indagine.

Nella serie televisiva “Rocco Schiavone”, attualmente trasmessa da Rai 2, l’episodio “Pista nera” inizia con il ritrovamento di un corpo sulle piste da sci di Champoluc. Il vice questore si reca immediatamente sul posto, ovvero sulla scena del crimine, il luogo dal quale prende avvio la sua indagine.

Il primo approccio del protagonista è pratico e consiste nell'osservare attentamente il luogo dove è stato rinvenuto il cadavere, raccoglie oggetti, li scruta con sguardo accigliato e tenta di ricavarne preziose informazioni per risalire alla verità. Dalla scena del crimine la sua indagine si sposta in una dimensione psicologica, ovvero focalizzata sul lato umano delle persone coinvolte nel caso.

Nell'episodio in questione, il corpo rinvenuto sulle piste da sci è quello del gestore di un rifugio. Il Rocco Schiavone indaga tra gli altri la moglie della vittima, studia il suo passato, i suoi comportamenti e la natura del legame che aveva con il marito.

Relativamente alle modalità con cui la scena del crimine è rappresentata nelle serie televisive, abbiamo raccolto il parere di Chiara Poli, giornalista, scrittrice e blogger che ha scritto insieme a Cristina Brondoni il libro "Crimini e serie tv. L'omicidio fra piccolo schermo e realtà". 

R: La scena del crimine è diventata sempre più familiare, per il grande pubblico. Le tecniche d’investigazione sono state svelate, al punto che il telespettatore medio saprebbe enunciarle tutte senza difficoltà. L’approfondimento si è fatto sempre più “indiscreto”, svelando meccanismi, parti del corpo, nozioni che una volta non avremmo mai voluto conoscere. Oggi, invece, più si punta sul dettaglio, più il tutto appare verosimile. La trasformazione principale è questa: si coinvolge il pubblico con l’abbondanza dei dettagli e delle descrizioni, rendendolo partecipe di un processo che, dal suo punto di vista, lo trasforma in un esperto del settore. Un investigatore “vero”, addestrato dai personaggi migliori in circolazione.

D: A tuo parere quale prodotto ha il merito di aver maggiormente innovato la crime fiction televisiva?

R: Senza dubbio C.S.I., che ha introdotto la trasformazione di cui parlavo prima. E prima di C.S.I., il merito va equamente diviso fra NYPD e Law & Order: il primo ha dato un volto “umano” agli investigatori, uomini comuni che lavorano in un distretto fatiscente, senza mezzi e comodità, spinti solo dalla loro dedizione verso la giustizia. Il secondo ha cambiato la storia della TV unendo i generi più amati dal pubblico, police drama e legal drama, per mostrare tutti i passaggi dal crimine, alle indagini, fino alla cattura del colpevole e alla condanna. Rendendo omaggio a un sistema “perfetto” che nella realtà è ben diverso, e che proprio per questo in TV conquista il pubblico. Lo rassicura.

D: Per quanto riguarda i metodi investigativi, "Le regole del delitto perfetto" appare come uno dei prodotti più efficaci nel ridefinire l'approccio psicologico alle indagini. Qual è la tua opinione sulla serie?

R: Trovo che sia un prodotto eccezionale. Il personaggio di Annalise Keating, grazie anche a un’interprete straordinaria, si mostra al pubblico per ciò che è: una donna con le sue fragilità e la sua imperfetta umanità che fa di tutto per celare dietro la maschera della “tosta” ogni punto debole. Solo noi la conosciamo davvero: tutti gli altri personaggi, quelli che interagiscono con lei sullo schermo, vedono solamente una parte del suo modo di essere. Per questo si crea un legame strettissimo fra Annalise e il pubblico, un legame reso ancora più forte dalla qualità dei colpi di scena introdotti in sceneggiatura.

La ricerca del colpevole nella fiction televisiva si realizza in differenti modalità. L'impostazione narrativa delle serie poliziesche permette allo spettatore di approcciarsi alla scena del crimine allo stesso modo dei protagonisti dalla trama. L'agire fisicamente sul luogo del delitto alla ricerca di indizi è un'attività che può essere svolta da ogni personaggio e l'attenzione psicologica sulle persone coinvolte è ciò che differenzia maggiormente gli interpreti principali delle fiction.

Nell'episodio "Pista nera" Rocco Schiavone presenta un'eccezionale abilità nell'intuire le nascoste e intime intenzioni della moglie della vittima e grazie a questo suo approccio psicologico il vice questore riesce a scoprire che è lei la vera responsabile dell'omicidio e che nel compierlo si è servita di un complice.

Il risultato di questa indagine compiuta sulla personalità della donna ha permesso al protagonista di osservare il luogo del delitto in modo più consapevole, cercando dettagli precisi e già prefigurati nella sua mente. In questo caso, il ruolo della scena del crimine è quello di confermare la colpevolezza della moglie della vittima e del suo complice. Al termine dell'episodio, tutti gli elementi pratici e psicologici in possesso di Rocco Schiavone mettono i colpevoli di fronte a un'unica scelta, confessare il delitto. 

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon