Musica Jazz: intervista all’artista Giulia Malaspina
Daily / Intervista - 17 June 2019 07:30
Giulia Malaspina intervistata da Mauxa racconta la sua formazione Jazz. E anche di Lady Gaga
Giulia Malaspina è una pianista e cantautrice jazz che si è esibita in importanti palchi italiani e internazionali, come la Boston Symphony Hall, BU Agganis Arena e Piccolo Teatro Strehler. Ha pubblicato l’album di debutto No More Pain, che presto sarà disponibile anche in versione fisica.
Perché hai scelto di studiare a Boston piuttosto che in Italia?
Ho scelto di studiare a Boston perché tutti i musicisti che ascoltavo erano passati dal Berklee College Of Music. Ho fatto un’audizione a Dublino e dopo aver ricevuto una borsa di studio non ho più avuto dubbi. Il mio percorso è stato concentrato sul “piano performance” ma ho anche ottenuto una “minor degree” in “jazz composition” perché ho deciso di dedicarmi anche alla composizione. La scuola è stata ottima e ho avuto la possibilità di avere come docenti musicisti che ammiravo e ascoltavo come ad esempio Greg Osby, Ray Santisi e Ed Tomassi.
Come hai realizzato l’album “No More Pain”, e con quali difficoltà?
L’album “No More Pain” è nato a Boston durante il mio ultimo anno di Berklee. Per laurearmi dovevo preparare una performance di un’ora e ho deciso di scrivere musica originale anziché suonare i classici standard jazz. Così è nata la prima bozza di “No More Pain”. Successivamente mi sono trasferita a New York dove ho conosciuto un produttore americano con il quale ho lavorato su questo album. Abbiamo registrato tutti gli strumenti ma io non ero contenta del risultato. Mi sembrava di aver creato qualcosa che non mi rappresentasse così, dopo aver suonato al Tribeca Art Performing Center di New York, anziché tornare in Italia come da programmi, ho preso un bus per Boston. Lì ho rifatto l’intero album con i miei amici e i miei ex-compagni di scuola.
C’è un fil rouge che lega le canzoni di “No More Pain”?
Il filo che lega queste canzoni è la vita intesa come metafora di un viaggio. Ho voluto rappresentare ogni fase della vita ma l’album è molto autobiografico, quindi inevitabilmente parla di me.
Cosa ne pensi del passaggio al jazz di artisti nati nel genere pop, come ad esempio Lady Gaga e Tony Bennet che poi si sono esibiti anche a Umbria Jazz?
Ero presente a quel concerto perché ero a Perugia a lavorare come pianist-accompanist per la Berklee. Penso che Lady Gaga sia stata grandiosa. Lei in realtà ha un background jazz, quindi la sua presenza su quel palco è stata perfetta. È stata una vera diva al fianco di Tony Bennett e penso che questo tipo di passaggi dal genere pop al jazz funzionino quando c’è una predisposizione come in questo caso.
Come mai secondo te il jazz ha subito una rinascita, negli ultimi anni?
Secondo me perché ci siamo accorti che non siamo poi negli anni ‘40-‘50 ma - come ha fatto Miles Davis - abbiamo capito che bisognava evolversi. Miles ha compreso che “Kind Of Blue” era passato nel suo ultimo periodo di vita. Così ci sono molti artisti che hanno portato il jazz dove anni fa non lo si immaginava neanche. Ad esempio Robert Glasper, la cantante Gretchen Parlato o gli stessi Snarky Puppy che potrebbero non rientrare nella categoria jazz ma il loro background è quello. Penso che non bisogna fermarsi su quello che è inteso come jazz in un periodo storico perché altrimenti non avrebbe senso.
Quale consiglio daresti ad un giovane che voglia intraprendere questa strada?
Farai tanta fatica e dovrai dedicare la tua vita alla musica ma fallo e sarai felice! Non smettere mai di studiare e non farti ammaliare da un successo immediato.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Sto lavorando ad un progetto in italiano di brano originali e sto cercando di unire il jazz al pop: quindi armonie jazz ma armonie e groove più tendenti alla bossa nova e al pop.
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