Il Papa nella tana del lupo

Daily / Editoriali - 11 May 2009 11:05

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Il proliferare di lotte in  è il motivo per cui il viaggio di Papa Benedetto XVI in quei luoghi è tanto rischioso: colui che dovrebbe recarsi lì come sembiante di Gesù, per alcuni è un nemico.

In Israele e in Palestina - regione storica compresa tra la Striscia di Gaza, Giordania, Libano e Siria - il Messia si attendeva già dal 1650 a.C., l'anno dell'emigrazione degli ebrei in Egitto: per gli ebrei il salvatore non è ancora giunto e Gesù Cristo sarebbe solo un ennesimo profeta.

Nel 610 d.C. si arriva a Maometto, che in Siria avverte la chiamata di Dio-Allah ed è scelto per guidare il destino del popolo islamico: la religione mussulmana è una commistione tra ebraismo, cristianesimo e mazdaismo persiano.

Nello stesso luogo, la Palestina si cumulano tre religioni, la cristiana, la mussulmana e l'ebraica. Gli attriti alterni hanno portato a differenti interpretazioni e lotte: persecuzione contro i cristiani nell'antica Roma, conquista del Mediterraneo da parte degli Arabi nel Medioevo, incoronazione di Carlo Magno come imperatore del Sacro Romano Impero, le Crociate, Martin Lutero e diffusione del protestantesimo nel Rinascimento. Fino al ‘900, con l'Olocausto e all'attentato delle Torri Gemelle.

Ora Benedetto XVI cerca di porre rimedio a secoli di intemperanze con un gesto quasi di umiltà, quello del servo che cerca la pacificazione a casa del padrone. È un modo nuovo di proporre la tolleranza, fatta di clamore mediatico tanto che in ogni notizia risuona la parole "dialogo". "Il dialogo con ebrei e islam è necessario, nonostante i malintesi inevitabili quando per duemila anni si è stati separati" ha detto il Papa. "L'antica tradizione del pellegrinaggio ai luoghi santi ci ricorda l'inseparabile vincolo che unisce la Chiesa al popolo ebraico", ha aggiunto sul Monte Mosè, il monte Nebo, prima di recarsi nella regione di Betania al di là del Giordano, nel "Sito del Battesimo" dove operava San Giovanni Battista.

È questa la forza della religione cristiana, la sua capacità di porsi come conciliatrice, come fulcro della nuova alleanza. "Il coraggio di costruire nuovi ponti per rendere possibile un fecondo incontro di persone di diverse religioni e culture e così arricchire il tessuto della società", ha ribadito Ratzinger ad Amman usando il termine "trialogo". Con una sola parola ha sancito la fine delle vecchie lotte e la vacuità delle nuove: la guerra in Iraq.

Il Papa ha estratto tutti i formalismi che le religioni applicano, come i paramenti ecclesiastici,  le cattedrali, gli ori, i travisamenti di interpretazioni. Quegli estetismi hanno sancito che le religioni rappresentassero il potere più incisivo nella storia delle civiltà. E il tentativo di creare un patto con tre differenti fedi è il tentativo di ricondurre la credenza al suo valore primario, di ricerca di salvezza dopo la morte. Per rinvigorire il detto di Gandhi: "Chi è arrivato alla sostanza della propria religione è arrivato anche alla sostanza delle altre religioni".

 

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