Venezia 73: recensione del film Reparer lei vivants: 'avanti cuore, comincia a battere'

Cinema / Recensione - 05 September 2016 18:45

Al Festival del Cinema di Venezia è in concorso il film "Reparer lei vivants". Il film ha come interprete Emmanuelle Seigner e Anne Dorval.

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Film A Beautiful Day

Abbiamo assistito al Festival del cinema di Venezia all'anteprima del film fuori concorso  "Reparer lei vivants", diretto da Katell Quillévéré e interpretato da Emmanuelle Seigner, Tahar Rahim e Anne Dorval.

Il film esordisce  in maniera televisiva, lasciando poco spazio ad  una narrazione superiore tanto da sembrare cronaca. Un ragazzo, Simon alla guida di una vetture si schianta contro un muro. In macchina con lui ci sono due amici. Forse ha tentato coscientemente di colpire il muro. Ormai in coma, i dottori comunicano alla madre Marianne – una superba Seigner -  che è ormai morte cerebrale. "Ma ho sentito t il suo cuore battere", dice la madre. "Vostro figlio è morto", irrompe il medico.

 "La morte cerebrale è rara - dice un altro medico, Thomas  - ma gli organi funzionano". I genitori se ne vanno disperati, con questa incombente  da assumere.

Non c'è speranza, in un continuo alternarsi di dolore. "Non voglio che prendano gli occhi" si raccomanda la madre a Thomas. Spesso scorrono dei flashback di quando Simon corteggiava una ragazza del liceo, anticipando in bicicletta il suo tragitto in autobus. Sembra che ciò non basti a reggere la trama, un po' come la musica di pianoforte che enfatizza il dolore.

All’improvviso si alterna una sequenza in cui compare una madre, Claire (Anne Dorval) che va a trovare il figlio nell’appartamento studentesco, sul letto si finge morta seminando spavento. Non rivela al figlio che è bisognosa di un trapianto di cuore, perché lui ha un esame dopo due settimane e teme di distrarlo. Lo confessa solo ad altri due figli, recuperando anche con la primogenita un rapporto creduto perso. Claire  per raggiungere la figlia che sta suonando al pianoforte si fa addirittura prendere in braccio da un uomo: confessa alla figlia che non può neanche reggere un ombrello, tanto il suo ventricolo si affaticherebbe. A casa la figlia la bacia, timorosa di perderla di nuovo dopo giovanili incomprensioni. È da qui che il film si staglia sopra un racconto incisivo e profondo, mostrando come per ogni sofferenza se ne alterna una che sfila verso la soluzione, solo con l'aiuto di altre persone. Grazie alla decisione dei genitori di Simon  che forse Claire continuerà a vivere. La scelta della regista di concentrare  il secondo tempo del film solo sulla vicenda di Claire è quella che fa migliorare la storia, restituendole un senso univoco.

Solo grazie all’aiuto altrui si può continuare a sperare, e ciò che il film propone è quasi la possibilità della tecnologia di perseverare la vita. Ciò è amplificato dalle molte scene che riguardano proprio il momento del l'estrazione del cuore da Simon, con il bisturi che incide il corpo, il cuore estratto, custodito in una valigia per giungere fino al ricevente. Il colore vivido del sangue, i clampaggi, "avanti cuore, comincia a battere" dice la cardiochirurga dopo averlo inserito nello sterno di Claire. Ed il battito inizia.

Poi il lavaggio del corpo del donatore, la cicatrice.  "Tutto si è svolto, secondo i vostri desideri" avverte con sms il dottore Thomas ai genitori.

La donna riconcia a respirare, e anche il film riprende fiato, raccontando di un passaggio della vita da un corpo all‘altro attraverso la medicina.

© Riproduzione riservata



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