State of Mind, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Games / Recensione - 21 August 2018 14:00
State of Mind è un thriller futuristico dove il mondo è sull'orlo di una crisi globale
State of Mind è un’avventura incentrata sulla narrativa, una storia matura e distopica ambientata nel futuro, il primo videogioco di Daedelic Entertainment che punta verso mire e ambizioni più elevate. La software house tedesca, esperta nelle classiche avventure grafiche, è conosciuta all’interno del mercato grazie alla serie Deponia e all’ottimo I Pilastri della Terra, trasposizione videoludica del celebre romanzo di Ken Follett. Il passato da punta e clicca si tramuta e rinnova in State of Mind in un titolo più moderno, vicino alle opere dei Quantic Dream e dei Telltale, un gioco che unisce esplorazione (poca a dir la verità) ad un impianto visivo semplice ma intrigante, con una storia particolarmente convincente e che lascia al giocatore vari spunti di riflessione, per mano di una sceneggiatura che trascina con forza e veemenza verso i tre finali disponibili.
Il thriller futuristico che mette in opera Daedalic si poggia su un gameplay estremamente semplificato, con poche azioni da svolgere. Il ritmo dell’azione è lento, ragionato e riflessivo, un’indole che ricorda a tratti quella dei punta e clicca, senza tuttavia presentare grandi enigmi o difficoltà legate ai puzzle ambientali, relativamente pochi e semplici nel loro meccanismo. La progressione, all’interno della decina di ore necessarie per completare la storia, si regge quasi interamente sulla sceneggiatura, sempre di alto livello e dannatamente affascinante, che porta e spinge il giocatore verso uno dei tre differenti finali. Anche le scelte legate ai dialoghi non modificano in maniera palpabile l’universo narrativo, con pochissimi bivi nella trama e solamente legati all’ultima parte di gioco. Le aree e gli scenari, riprodotti con una tecnica di low-poly, donano alle ambientazioni un look futuristico sospeso a metà tra colori pastello e contorni netti, con personaggi e ambientazioni dalle linee dure, decise, squadrate. Se quindi la Berlino del futuro ha uno stile ricercato, peculiare, lo stesso non si può dire dei protagonisti, ben caratterizzati a livello narrativo ma non altrettanto da quello estetico, con animazioni ed espressioni decisamente povere, un difetto non da poco per un titolo lineare e che basa molto, se non tutto, del suo fascino proprio su ciò che vediamo, e leggiamo, a schermo.
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