Soul Calibur VI, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Soul Calibur VI è il picchiaduro a incontri di Bandai Namco

Soul Calibur VI è la serie picchiaduro sviluppata da Bandai Namco, arrivata al sesto capitolo su PS4 e Xbox One, l’evoluzione di uno dei brand più solidi all’interno del genere. Sin dall’esordio, avvenuto su cabinato arcade nel 1998 e l’anno seguente su Dreamcast, la saga si è configurata come punto di riferimento per i picchiaduro tecnici e profondi, caratteristica che ritroviamo come base fondante del sesto episodio, al netto di alcune criticità grafiche, con un impianto estetico che si presenta non all’altezza delle aspettative.
LA STORIA DI SOUL CALIBUR VI
L’universo narrativo è un reboot della saga, un nuovo inizio che coinvolge la mitologia classica di Soul Calibur, riprendendo le vicende di personaggi iconici quali Siegfried, Yoshimitsu, Voldo, Ivy, insieme a new entry, prima fra tutti quella di Geralt di Rivia, il Witcher dell’omonimo titolo di CD Projekt. La storia si dipana nella ricerca di due spade dai poteri soprannaturali, nella dicotomia tra quella legata al Bene, la Soul Calibur, e l’altra connessa alla forze malefiche e oscure, la Soul Edge. L’intreccio viene sviscerato in due differenti modalità, che si compenetrano nelle informazioni legate ai personaggi della storia, componendo così un universo coerente e omogeneo. Abbiamo infatti le Cronache dell’Anima, in cui ogni personaggio viene raccontato e conosciuto seguendo un ordine cronologico degli eventi, mentre nella Bilancia dell’Anima impersoneremo i panni di un guerriero Malfestato, logorato dalla spada maledetta. Quest’ultima modalità offre una personalizzazione e informazioni aggiuntive sul roster di gioco, oltre a un sistema GDR e missioni davvero interessanti, con meccaniche di esplorazione e incontri dettate da alcuni modificatori specifici.
Schede
SUL CAMPO DI BATTAGLIA CON SOUL CALIBUR VI
Il gameplay di Soul Calibur VI è l’evoluzione del tecnico e ottimamente bilanciato sistema di combattimento apprezzato nel quinto capitolo, un risultato raggiunto grazie al perfezionamento del parco mosse dei lottatori, tutti differenziati e caratterizzati in maniera peculiare. Il maggior pregio del titolo risiede proprio nella giocabilità, immediata sia per i neofiti che profonda e di alto livello per gli hardcore gamer, configurando quindi un prodotto adatto a qualsiasi genere di appassionato. Al di là della scalabilità dell’esperienza, dettata da un singleplayer soddisfacente e da un online votato al competitivo, ciò che convince è la varietà dell’esperienza, con un roster che conferma e amplia le possibilità ludiche dei precedenti lottatori e ne aggiunge di nuovi. Insieme al ridimensionamento della parata e del contrattacco in corsa, entrambe modificate per un miglior bilanciamento e godibilità del gameplay, tornano le mosse speciali, le Critical Edge, e la Carica dell’Anima, che permette di godere, per un periodo limitato di tempo, di un notevole boost in termini di potenza, capace anche di ribaltare l’incontro. La novità è invece la Reversal Edge, una meccanica che unisce fortuna e strategia, con un colpo che è in grado di assorbire gli attacchi del nostro avversario, rispondergli e in seguito attivare un confronto basato su una scelta multipla, sullo stile di carta-forbice-sasso. Tutto ciò rende gli scontri particolarmente spettacolari e imprevedibili, con una risposta veloce ai comandi, mescolando meccaniche classiche e alcune novità tese a rendere il gameplay più dinamico e vario possibile.
Dove invece il titolo delude un po’ le attese è nella realizzazione tecnica, con scenari affascinanti ma spesso poveri di dettagli ed elementi, grezzi nelle riprese ravvicinate e con un campo visivo ridotto, con una sfocatura degli sfondi quasi sempre presente. La resa grafica non si discosta quindi molto dal precedente episodio, se non per una maggiore cura e bellezza dei personaggi, che risultano invece piacevoli e tutto sommato interessanti.
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