Recensione La donna dello scrittore, dal romanzo di Anna Seghers

Cinema / Recensione - 26 October 2018 08:00

In sala dal 25 ottobre, di Christian Petzold.

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La donna dello scrittore è la trasposizione cinematografica di Transit, romanzo in parte autobiografico, di Anna Seghers. Christian Petzold ne scrive lo script e cura la regia. Il film è stato selezionato in concorso al Festival di Berlino.

Film La donna dello scrittore

Siamo in Francia. Le truppe tedesche avanzano verso Parigi. L'occupazione nazista ha prodotto un popolo di senza patria, in fuga per la promessa di un nuovo inizio. È una folla senza identità, la maggior parte della quale resta in attesa, inchiodata dai legami affettivi. Difficile ottenere un visto per sbarcare oltreoceano. Ancora più difficile affrontare il viaggio della speranza, lasciando le persone amate.

La donna dello scrittore, riflessione sulla Storia

La riflessione, come in Adam und Evelyn di Andreas Goldstein, tratto dall'omonima opera letteraria di Ingo Schulze e presentato recentemente alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia, ha una matrice buchneriana: l'impatto della Storia sulla popolazione inerme.

Transit, il titolo originale del film, è piaciuto molto alla critica internazionale. Anche, ma non esclusivamente, per la scelta, adottata da Petzold, di innestare il periodo storico di riferimento nell'attualità.

Transit, definizione di inferno

Georg (Franz Rogowski), scampato alla detenzione del campo di concentramento, sta cercando di raggiungere Marsiglia. Gli viene chiesto di consegnare della posta al celebre scrittore Weidel in un albergo della capitale francese. Georg scopre che Weidel si è suicidato. Quindi prende la sua valigetta, contenente vari documenti, lettere e un manoscritto incompiuto.
A Marsiglia, c'è Marie, la moglie dello scrittore, che attende inconsapevole il ritorno del marito.

La trama, in realtà, è piuttosto articolata. I personaggi coinvolti vivono nella condizione di anonimi passeggeri in transito, senza mai avere la possibilità di appartenere a qualunque luogo, sospesi in un limbo fatto di partenze negate o mancate.

Quando a Georg, scambiato dall'ambasciatore americano per Weidel grazie a una serie di circostanze fortuite, ottenuto il visto per il Messico, viene chiesto di raccontare qualcosa del suo ultimo manoscritto, lui cita il seguente passaggio: “Un uomo muore e deve presentarsi all'inferno. Aspetta davanti a un portone. Aspetta un giorno, due. Aspetta per settimane, per mesi, per lunghi anni. Finalmente arriva un altro uomo. Quello in attesa gli chiede, 'potrebbe aiutarmi? Devo presentarmi all'inferno'. L'altro allora lo guarda da capo a piedi e dice 'Ma signore caro, lei è già all'inferno!'”.

© Riproduzione riservata



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