Recensione della serie tv Homecomig con Julia Roberts
Tv / Recensione - 26 October 2018 10:00
Abbiamo visto in anteprima la serie tv Homecoming con Julia Roberts in onda su Amazon Prime Video.
Il piano sequenza iniziale di Homecomig rimanda subito ad ascendenze di Alfred Hitchcock, con una musica di sottofondo che amplia i dettagli. E Julia Roberts nel ruolo di Heidi Bergman, una cameriera che sa più cose di quante manifesti cattura subito l’attenzione.
Non a caso il regista è Sam Esmail - creatore della serie con Michea Bloomberg - che ha ideato anche Mr. Robots: da appassionato Stanley Kubrick non poteva che cercare di seminare indizi pur dove non ne esistono.
In realtà Heidi Bergman (il cognome non è causale, come omaggio allo stile del regista svedese) prima era un assistente sociale di Homecoming, una struttura del gruppo Geist che aiutava i soldati a rientrare alla vita civile: e vedendo il suo passato comprendiamo perché poi abbia abbandonato la sua professione.
Julia Roberts protagonista della serie Homecoming anche nella seconda stagione
In quel periodo Heidi cercò di effettuare un ottimo lavoro su Walter Cruz (Stephan James), un giovane veterano militare e cliente della struttura di Homecoming che è desideroso di immettersi nel menage quotidiano. Ma qualcosa non procede come previsto, e Heidi deve nascondere diverse verità.
Nell’epoca attuale Heidi riceve la visita di Thomas Carrasco (Shea Whigham), un burocrate del Dipartimento della Difesa che indaga sul centro Homecoming. Da qui parte una escalation di scoperte a ritroso, che fanno proprio emergere il meccanismo di suspense della serie: ma ciò non sarebbe possibile senza la regia di Esmail, che si dilunga su momenti e architetture per sfogliare la tensione sopra la natura delle cose. È questo il rischio della serie, di annunciare l’attesa di una catastrofe che poi non avverrà, se non in maniera blanda nelle puntate finali. Ciò la rende più trattenuta di quanto possa sembrare, forse in previsione della seconda stagione che è già in produzione.
Opinione sulla serie tv Homecoming
La “cattiva condotta” tenuta da Heidi anni prima - e su cui Thomas indaga - si protrae così per troppe puntate, senza rinvenirne una causa forte. Ma questo è un meccanismo ormai assodato nelle serie tv, per cui da un trama non troppo forbita occorre allungare la stoia per 4 ore (ogni episodio di Homecoming dura 30 minuti). Come è anche accaduto per serie quali The Affair - Una relazione pericolosa, oppure Mosaic con Sharon Stone.
Così i consulti con Walter Cruz son troppo ripetitivi, e il volto di Julia Roberts non riesce da solo ad illuminare uno spazio narrativo angusto, dove è assente la dinamicità. Gli eccessivi dialoghi e le troppe scene in interno rassodano l’azione, che invece in una serie che mescola thriller e psicologia non deve essere comunque assente. Solo nelle puntate finale giunge la presenza ambigua di Colin Belfast (Bobby Cannavale), il supervisore di Heidi.
Il mistero delle puntate conclusive, pur nella perizia della regia, della musica di violini tesi di Komeil S. Hosseini, nella interazione compita di Julia Roberts non è degno della trama seguita fino ad allora. E la serie della Universal Television - contesa da emittenti come Sony, 20th Century e TriStar Pictures - non lascia quello sbigottimento che avrebbe potuto incutere.
© Riproduzione riservata