Recensione film L’aereo più pazzo del mondo

Cinema / Recensione - 09 December 2024 14:30

Disponibile su 4K UHD l’opera che ha inaugurato un nuovo genere cinematografico

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Film Dog Days

L’aereo più pazzo del mondo rappresenta l’opera che ha inaugurato un genere cinematografico, che ha avuto e in parte ha tuttora una larga fortuna: quella dei film demenziali. 


Mostra Tato Futurista - Inventore dell’aereopittura - immagini

Trama de L’aereo più pazzo del mondo

Ted Striker (Robert Hays) è un ex pilota militare, che durante una missione bellica ha subito uno choc così violento da spingerlo a lasciare la carriera militare. L’incidente, inoltre, ha provocato la fine della sua relazione sentimentale con Elaine Dickinson (Julie Hagerty), un’assistente di volo della Trans American.

Ted, pur di riconquistarla, decide di seguirla imbarcandosi sul medesimo velivolo, un Boeing 707 diretto a Chicago. Durante il volo, ai tre piloti del velivolo e a parte dei passeggeri viene servito del pesce che provoca una grave intossicazione alimentare e, in capo a poco tempo, l’aereo rimane senza piloti in grado di portarlo a destinazione.

Elaine decide, quindi, di contattare il supervisore della torre di controllo di Chicago, Steve McCroskey (Lloyd Bridges), il quale le dice di attivare il pilota automatico, in realtà un odioso pupazzo gonfiabile di nome Otto. Tuttavia, il pilota automatico non è in grado di far atterrare il velivolo, serve un vero pilota, ed Elaine decide a chiedere aiuto proprio a Ted Striker.

Ma quando McCroskey scopre chi è alla guida del velivolo, contatta Rex Kramer (Robert Stack), ex commilitone e superiore di Striker, diventato pilota commerciale, per aiutarlo a far atterrare l’aeroplano. Tuttavia, gli ordini perentori di Kramer ottengono il risultato opposto e Striker demoralizzato rinuncia a pilotare il velivolo.

Per fortuna a bordo dell’aereo a bordo dell’aereo c’è il Dottor Rumack (Leslie Nielsen), il quale, raccontando a Ted un episodio della guerra, riesce a infondergli fiducia. Striker, rincuorato, riesce a far atterrare l’aeroplano senza conseguenze per i passeggeri.


I molti punti di forza de L’aereo più pazzo del mondo

“Airline” o, in lingua italiana, “L’aereo più pazzo del mondo”, è l’opera che ha inaugurato un genere cinematografico, che ha avuto (e in parte ha tuttora) una larga fortuna. Quella dei film demenziali.

Ad essere precisi l’aereo più pazzo del mondo non è in assoluto l’opera prima, perché Jim Abrahams e i fratelli David e Jerry Zucker, ovvero gli sceneggiatori e registi di un tal opera, avevano già realizzato nel 1977 il film comico a episodi “Ridere per ridere” (Kentucky Fried Movie), scritto da loro stessi e diretto da John Landis, ma sicuramente è con questo lungometraggio che vengono canonizzate quelle regole e caratteristiche che fanno di un film un’opera appartenente a un simile genere.

Anche la storia in realtà non è originale perché Abrahams e i fratelli David e Jerry Zucker per realizzare L’Aereo più pazzo del mondo si erano fedelmente ispirati al film “Ora Zero”, girato nel 1957 e diretto da Hall Bartlett, poiché in un primo tempo avevano progettato un remake in chiave umoristica del film, di cui avevano comprato i diritti della pellicola dalla Paramount Pictures.

Ma negli anni Settanta erano stati anche realizzati numerosi disaster movie, ad esempio la celebre serie “Airport”, basata su una improbabile quanto sfortunata successione di eventi (esplosioni, collisioni in volo, dirottamenti, inabissamenti, sabotaggi). Perché allora non prendere in giro le situazioni assurde e il forzato lieto fine, quando tutta la vicenda lasciava invece intendere una conclusione a dir poco funesta? E la Paramount insisterà proprio su questo punto perché la storia sia ambientata su un aereo di linea, un mezzo di trasporto molto utilizzato negli States.

La sceneggiatura ovviamente non ha incontrato subito il favore delle Major, ma, per fortuna, John Landis aveva suggerito ai tre sceneggiatori di esercitarsi, realizzando Ridere per ridere. Una buona idea, perché l’esperienza acquisita si rivelerà, infatti, molto utile quando rimetteranno mano ad Airline.

A dare manforte a una storia di suo era abbastanza folle, ha contribuito la scelta degli attori. Il terzetto era convinto che il pubblico avrebbe trovato il film ancora più divertente se avesse visto sul grande schermo parti comiche interpretate da attori noti per ruoli drammatici, una decisione che ha suscitato più di qualche perplessità da parte della casa di produzione, ma che si rivelerà invece una scelta vincente.

Per il ruolo della figura carismatica del comandante, il capitano Clarence Oveur, è stato scelto Peter Graves, all’epoca famoso per il ruolo del padre adottivo di Joey, nella serie televisiva “Furia” (1955-1960), e di James Phelps nelle serie televisiva “Mission Impossible” (1967-1973).

Ma soprattutto un grande contributo al successo dell’opera lo ho dato Leslie Nielsen, attore fino ad allora celebre per ruoli drammatici da coprotagonista in pregevoli opere come “Il Pianeta Proibito” (1956) o “L’avventura del Poseidon” (1972).

Nielsen, che da tempo desiderava debuttare come attore comico, si rivelerà perfetto in tal ruolo, baserà la sua vis comica sulla capacità di restare assolutamente serio pur trovandosi ad agire in contesti a dir poco paradossali.

E questo film segnerà l’inizio di una lunga collaborazione tra l’attore e i registi che darà vita a serie di successo come la serie televisiva “Quelli della pallottola spuntata” (1982) e la trilogia di” Una pallottola spuntata” (1988-1994).

Memorabile anche la partecipazione dell’attrice Barbara Billingsley nel ruolo di Jive Lady, una tipica e raffinata donna Wasp, che nel film non esiterà ad esprimersi in jive, uno incomprensibile slang della comunità afroamericana, rispondendo in questo linguaggio a due allibiti passeggeri che mai avrebbero pensato di incontrare una persona bianca in grado di comprenderli. Nella versione italiana, la difficoltà è stata superata utilizzando il dialetto napoletano – sottotitolato! - con un risultato comico di uguale forza e sorpresa da parte del pubblico.

Per la parte dei protagonisti principali ovvero a Robert Hays e Julie Hagerty - una deliziosa coppia di svitati - sono stati scelti due attori non di primissimo piano, rimasti famosi per aver interpretato il film, che hanno mostrato sul set un buon grado di affiatamento, fondamentale per il successo di un’opera corale.

Come tutti i film legati all’epoca della Nuova Hollywood (e a seguire), anche in questo lungometraggio abbondano le citazioni e i rimandi ad altre opere cinematografiche. Vale la pena riportarne alcuni, i più evidenti.

Il primo appare nei titoli di testa, una parodia dello Squalo, dove si vede il timone verticale dell’aereo muoversi come se fosse la pinna di un pescecane, solcando un mare di nubi al posto delle onde dell’Oceano, e accompagnato dal celebre tema incalzante della colonna sonora del film.

A seguire la partecipazione di Kareem Abdul-Jabbar, celebre giocatore di basket, punta di diamante dei Los Angeles Lakers, nei panni del copilota Roger Murdock, scambiato da un noioso ragazzino per il grande Kareem Abdul-Jabbar. Nel film Zero Hour, il medesimo ruolo era stato attribuito a Elroy “Crazylegs” Hirsch, un giocatore di football americano, che giocò per i Chicago Rockets e i Los Angeles Rams.

Facilmente riconoscibile è una scena ispirata a “La Febbre del sabato sera”, dove una fumosa bettola si trasforma in una discoteca con tanto di palla stroboscopica e i loschi clienti ballano al ritmo di Stayin’ Alive dei Bee Gees, ma l’elenco sicuramente potrebbe continuare.

In conclusione, L’aereo più pazzo del mondo ha dato vita a un genere fortunato (non sempre di buona qualità) dove non si esita a prendere in giro chiunque, perché – per fortuna - l’era del politicamente corretto non era ancora nata. La reazione decisamente sopra le righe del comandante Rex Kramer, infastidito da questuanti di vario genere ne rappresenta l’esempio più eclatante, assieme alla parodia del tecnico gay della torre di controllo.

Come accennato, il punto di forza dell’opera e delle opere successive non risiede nella storia, spesso abbastanza banale, ma nel contrasto tra la recitazione seria ed impostata degli attori, quanto loro dicono o fanno o quanto accade attorno a loro. Tale contrasto non poteva allora e non può oggi non suscitare l’ilarità del pubblico.

Certo, a quarant’anni di distanza, certe battute, certe situazioni non fanno più ridere o ridere così tanto come lo facevano a suo tempo; la parodia del tecnico gay oggi è banale e discriminatoria, ma la scena della donna che viene calmata a forza di botte e la faccia della bambina malata che agonizza senza la flebo sono tutt’ora irresistibili. Alla faccia dei difensori del politicamente corretto.

© Riproduzione riservata


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