Recensione del film The Final Year
Cinema / Recensione - 28 February 2018 10:00
Barack Obama è raccontato nell’ultimo anno della presidenza
The Final Year mostra gli ultimi mesi dell'amministrazione di Barack Obama, che dopo otto anni si appresta a lasciare l’eredità al governo di Donald Trump
Si parte dal 2015 e si continua fino al 20 gennaio 2017, il giorno dell’inaugurazione del nuovo presidente. Il regista Greg Barker ha filmato per novanta giorni muovendosi in ventuno paesi, cercando di restituire la vivacità di un’amministrazione che ha segnato una rivoluzione nel modo di intendere la democrazia.
La Presidenza di Barack Obama
È sopratutto efficace il modo in cui viene resa la collaborazione tra i membri dell’entourage di Obama, con il segretario di Stato John Kerry alle prese con continui problemi che sa affrontare con una rara pazienza, l’ambasciatore statunitense Samantha Power sempre pronta al dibattito. Il Vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale nonché confidente Ben Rhodes, che getta un’aura di familiarità nel mezzo delle problematiche politiche, la Consigliera per la sicurezza nazionale Susan Rice.
Nel 2016 temendo proprio che l’eredità politica venisse dilapidata, il team di Obama viaggia per il mondo tentando di consolidare e "bloccare" le politiche più importanti messe in atto: dalla diplomazia sulle azioni militari su vasta scala, con influenze su come il governo degli Stati Uniti affronta le questioni di guerra e pace. Il tutto ovviamente simbolo di un potere dirompente, quello che sarà poi delegato alla futura amministrazione.
Pur nella monotonia di alcuni momenti in cui si rischia di entrare in meccanismi burocratici troppo lontani dall’interesse dello spettatori, la fluidità della storia crea un racconto coeso sulla dinamiche politiche dell’uomo più influente del mondo, che non può essere relegato alle sole notizie divulgate dalla stampa o dai servizi televisivi.
E a ciò si unisce la determinatezza di un un piccolo gruppo di persone che nel 2008 si riunì e decise di investire su una persona laureata in diritto che avrebbe potuto cambiare il mondo. Da qui è nato l'accordo con l'Iran, sono giunti gli sforzi su cambiamento climatico. Sempre in politica estera si è quasi riuscito a risolvere una delle più difficili questioni di politica estera della nostra epoca, quella della Siria.
Per la critica il documentario mostra come “non importa quale sia il tuo metodo per migliorare il mondo, il vero lavoro è di solito fatto in silenzio, in modi che sfidano la fanfara” (Vox), sfiorando “i piccoli momenti che forniscono il maggior fascino” (Hollywood Reporter).
La solidità del personaggio è quella di un uomo di colore che ha scardinato una convinzione centenaria, quella dell’inferiorità della razza nera su quella bianca. È questo che Barack Obama ha rappresentato, e che poi il popolo statunitense - con la sua innegabile capacità di trasformazione - ha rimesso in discussione.
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