Recensione del film T2 Trainspotting
Cinema / Recensione - 23 February 2017 07:30
"T2 Trainspotting" è il film di Danny Boyle sequel del film di successo del 1996.
T2 Trainspotting è il film di Danny Boyle con Ewan McGregor, Ewen Bremner e Jonny Lee Miller.
La storia vede Mark Renton (McGregor) tornare all’unico posto considerato casa, Edimburgo: qui incontra Spud (Bremner), Sick Boy (Lee Miller), e Begbie (Robert Carlyle). Si alterano screzi e vendette, pacificazioni e sotterfugi.
Il carattere di Mark si era ravveduto dopo il film del 1996 “Trainspotting”, tanto da lasciare il guadagno ottenuto e aver deciso di disintossicarsi non solo fisicamente ma anche nel carattere. Oa si trova ad Edimburgo, qui ritrova il padre.
Ma le intemperanze dei vecchi amici sono congenite, tanto che Spud sta cercando di suicidarsi con il nastro adesivo usando un sacchetto di plastica intorno alla testa. L’atteggiamento di Mark è quasi conciliante, vuole aiutarlo ad uscire dalla sua dipendenza dall’eroina e a riappacificarsi con Simon, il quale è arrabbiato con Mark per averli traditi.
Il passato riemerge quasi involontariamente, con Simon e Mark che entrano nell'Ordine di Orange cercando di prelevare le carte di credito degli adepti. L’Ordine è una società segreta fondata nel 1794 con lo scopo di organizzare la lotta contro i possidenti cattolici. I due hanno come obbiettivo - forse camuffato - di ottenere fondi di sviluppo europei per creare un centro ricreativo al piano di sopra al pub di Simon. Elemento non attuale, dopo la Brexit.
E da qui emergono le figure femminili che tengono le fila della trama: Veronika, che dovrebbe gestire il centro ricreativo utilizza le competenze nella falsificazione di Spud per spostare il denaro dei fondi sul proprio conto bancario. E nel finale emerge rassegnazione, la malinconia che delinea i personaggi fin dall’inizio.
Difficile era emulare il messaggio dirompente del film del 1996, in cui un clamore rimasto quasi soffuso emergeva con potenza, come gli effetti dell’eroina e ciò che comportava. Stavolta la sceneggiatura di John Hodge si basa sempre sul romanzo di Irvine Welsh “Trainspotting” (1993), ma anche su “Porno” del 2002. Ma molto aspetti di questo ultimo romanzo sono scomparsi: nel romanzo Mark Renton possiede una discoteca di successo ad Amsterdam, e s’impegna a finanziare la pellicola porno di Sick Boy in cambio di una quota dei profitti, nonostante la reciproca mancanza di fiducia. Nikki Fuller-Smith ha 25 anni, è studentessa universitaria e in difficoltà economiche esegue prestazioni sessuali in un salone di massaggi. Terry Lawson lavora nell’hard locale, Rab Birrell cerca di sfruttare le ragazze. Sono tutti vicende eliminate nel film, che invece avrebbero dato maggiore lucidità alla storia, rendendola attuale. Così come nel 1996 era impellente il problema della tossicodipendenza e delle sue cause sociali e morali.
La confusone mentale dei personaggi è anche quella geografica: il film doveva essere girato in più di 70 location e 12 set. Tutti cercano una via d’uscita: “Devono raggiungere una sorta di saggezza, di illuminazione”, dice Danny Boyle.
Il regista sembra aver virato verso un suo modo recente di intendere la vita, fatto di rassegnazione come nel film “Steve Jobs” (2015) in cui nel finale Jobs si scusa con sua figlia per i suoi errori del passato; oppure l’impossibilità di agire da furfanti, come ne “In Trance” (2015) dove la scapestrata banda non ricorda dove ha nascosto il quadro rubato. In “Trainspotting 2” a ciò si unisce la difficoltà della crescita e l’impossibilità di sottrarsi all’'irresponsabilità della fanciullezza. La delusione dei personaggi è l’approdo del film.
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