Knight of Cups, recensione del film

Cinema / Recensione - 11 November 2016 07:30

Terrence Malick è il regista di Knight of Cups, con Christian Bale, Natalie Portman e Cate Blanchett

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Knight of Cups è il film di Terrence Malick distribuito da Adler Entertainment. Ha un cast composto da Christian Bale, Natalie Portman, Cate Blanchett, Brian Dennehy, Antonio Banderas.

La voce fuori campo cara a Malick, già presente nei recenti “The Tree of Life” e “Voyage of Time” è un tratto costante anche di "Knight of Cups". Le immagini non riescono a raccontare da sole l’accaduto. A ciò mette fine un estremo terremoto, per cui il protagonista Rick (bale) si alza dal letto e scopre le conseguenze, con persone in strada, acquedotti rotti, elicotteri che sorvolano la città di Los Angeles. Siamo nel primo capito del film, “La Luna” con un titolo mutuato della carta dei tarocchi, simbolo di libertà.

Ne “l’Appeso” vediamo Rick - sceneggiatore disilluso - insieme al fratello Barry (Wes Bentley) e al padre Joseph (Brian Dennehy). “Figlio mio, sei come me. Non riesci a comprendere la tua esistenza”, afferma la voce fuori campo di Joseph, che perse un figlio e la cui morte grava sui pensieri. Rick incontra il secondo fratello, verso cui nutre un rapporto conflittuale: “All’epoca adoravo mio fratello. Ma lo odiavo anche, perché demoliva qualsiasi cosa cercassi di fare”. Come nei tarocchi, l’appeso è stato messo a testa in giù per tradimento, il che rievoca quello di Rick.

Ne “l’Eremita” lo troviamo playboy, sperimentando amori multipli. Rick incontra Helen (Freida Pinto), altre donne e stringe amicizia con Tonio (Antonio Banderas). Se la lanterna è l’oggetto stretto dall’eremita, anche Rick perde la sua strada.

Ne “Il giudizio” una scettica ex-moglie Nancy (Cate Blanchett) rimpiange la fine della sua storia con Rick. “Rimani, ti voglio”, dice lui, in una villa modernista immersa tra alberi, con architetture che cercano una razionalità non più perseguibile. Non mancano scene in riva al mare, su una strada solcata da aerei. Ed un tempo che passa inesorabile.

In altra ambientazione è “La Torre”, completamente urbana, tra grattacieli e ambizione: Rick incontra di nuovo Hell, “cosa vuoi da me? Che ti faccia un incantesimo”, chiede lei. Sembra punire la sua superbia e presunzione.

Ne “La Papessa” Rick incontra Karen (Teresa Palmer), spogliarellista e ballerina di lap-dance. “Vivi in un piccolo mondo fantasia, non è vero?”, chiede lei. Rick la scorrazza sul carrello della spesa. Sono certamente le scene più suggestive, ambientate nella finta Las Vegas, tra monumenti ellenistici e sontuosi. “Giaccio in questa prigione puzzolente”, commenta una voce, tra una fede persa.

In “La Morte” Elizabeth (Natalie Portman) è una donna con cui Rick ha avuto una relazione in passato. Tra i due s’instaura di nuovo un gioco, lei infila le dita del piede nella bocca: “Voglio andare via con te, sposarti”, proferisce lui, distesi in una nuova villa modernista in riva al mare. Elizabeth rivela di essere stata incinta, ma di non sapere se il foglio fosse di Rick o del marito. Poi Rick è in un paesaggio desertico, con aspre montagne intorno. “Noi dobbiamo solo sopportare i problemi che manda Dio. Considerali un dono” dice un prete, invitando al cambiamento.

Infine in “La Libertà” incontra Isabel (Isabel Lucas), una donna semplice che lo aiuta a trovare una via d'uscita.

È la scenografia la fase più importante de film, dove ogni passaggio di location segna anche un momento psicologico. Malick non riesce a tenere immobili i personaggi in un luogo, né a farli agire in maniera razionale. Il cast stellare incuterebbe soggezione a qualsiasi regista: Bale, Blanchett, Portman hanno registrato la loro voce sia in uno studio tradizionale che in posti come furgoni, lati della strada, a sottolineare la casualità della recitazione rispetto al film. Gli attori spesso erano gettati in una scena mentre gli altri attori non sapevano quale sarebbe stato il personaggio, costringendoli ad improvvisare.

Malick non a caso si è ispirato a testi filosofici o religiosi, come “Il pellegrinaggio del cristiano” di John Bunyan. Gli Atti di Tommaso, apocrifo del Nuovo Testamento che descrive la predicazione dell'apostolo di un cristianesimo ascetico durante un viaggio in India, culminato col il suo martirio. E lo stesso titolo del film corrisponde al "Cavaliere di Coppe", messaggero di buone speranze.

Il medesimo vagare è quello dei personaggi di “Knight of Cups”, dalla spiaggia ai grattacieli, dal deserto ai finti monumenti di Las Vegas. Un motivo per vedere il film è quello di guadare, più che ascoltare: Malick vuole confrontarsi con i blockbuster di Hollywood permeati di azione ed effetti speciali, lottando con l’arma dell’immaginazione. Così i paesaggi di Malick bastano ad un pubblico adepto, non a quello commerciale.

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