Kingdom Hearts III, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Games / Recensione - 06 February 2019 14:00
Il perfetto epilogo dell'avventura di Sora, tra mondi Disney e Pixar
Kingdom Hearts III è la conclusione della trilogia originale che vede l’unione dei mondi Disney a quelli Square Enix, un capitolo atteso per ben tredici anni dai fan della serie. L’anima da action RPG rimane alla base del gameplay, semplice, immediato, divertente, che apre le sue braccia a qualsiasi tipologia di videogiocatore, dal più giovane al veterano della saga. Quello che Tetsuya Nomura, storico designer di Kingdom Hearts, ha voluto trasmettere con il capitolo conclusivo è la forte continuità con il passato, un ambiente di gioco che rispettasse la tradizione e facesse subito sentire a casa i fan di vecchia data, permettendo ai nuovi di immergersi senza troppe difficoltà nel gioco. La curva di apprendimento, infatti, è molto bassa: la pressione dei tasti di attacco, magie ed evocazioni è semplice, e permette di concatenare subito combo senza grossi tecnicismi o particolari abilità. La stessa indole da gioco di ruolo, con potenziamenti e nuove Keyblade, l’arma del protagonista Sora, non presuppone uno sviluppo ragionato o che influenzi troppo l’esperienza, risultando quindi una mera appendice del titolo, interessante e carina, ma che non modifica in maniera sostanziale l’esperienza e difficoltà di gioco, che si mantiene quasi sempre ridotta.
La narrativa di Kingdom Hearts III aveva un compito estremamente arduo e difficilmente raggiungibile, quello di chiudere in maniera credibile e soddisfacente un universo di gioco che si era diviso in tantissimi capitoli e sottotrame, con uscite frazionate anche su console portatili. L’intricata storia, inutilmente complicata rispetto ai due capitoli originali, trova tuttavia una degna conclusione, con tante risposte date e pochissimi interrogativi lasciati aperti, un’opera capace di ricordare ai fan di vecchia data tante situazioni del passato e far conoscere ai nuovi le basi per apprezzare il climax finale. La sensazione è quella di una storia finalmente completa, solida, appagante, un viaggio che chiude le trame e i fili che univano tanti mondi e personaggi differenti, partendo dal trio di protagonisti Sora (il nostro personaggio), Pippo e Paperino. Il senso di amicizia, di legame profondo, viene qui tracciato con una sceneggiatura in grado di farci appassionare ai nostri compagni di viaggio, insieme ad indimenticabili figure storiche dei cartoni animati, che spaziano dai mondi Disney a quelli Pixar.
La vicenda parte dagli eventi finali del capitolo Dream Drop Distance, dove Sora aveva perso gran parte dei suoi poteri dopo il tentativo di Maestro Xehanort, il cattivo e antagonista di Kingdom Hearts, di trasformare il giovane protagonista in uno strumento del male. Il terzo capitolo si apre così con un nuovo viaggio, su incarico di Yen Sid, che ha come scopo quello di far riacquisire a Sora le conoscenze andate perdute, insieme al potere del risveglio, un’abilità che permette di redimere chiunque sia caduto nell’Oscurità. L’intreccio narrativo si sviluppa su due piani differenti, che a volte si sovrappongono, con informazioni e novità che arrivano da Re Topolino e Riku, impegnati ad assoldare un esercito del bene in grado di contrastare l’avanzata delle tenebre. I diversi mondi che visiteremo raccontano ognuno una storia personale, spesso legata alle vicende proprie del cartone animato o produzione a cui si riferiscono, portando quindi relativamente avanti la trama. I filmati sono numerosi, le cut-scene che spezzano l’azione anche, per un aspetto narrativo che si prende le sue tempistiche e i suoi grandi spazi, nel tentativo concreto di narrare una storia quanto più possibile presente durante tutto il corso dell’avventura. La durata della storia si aggira sulle trentacinque ore, ricca di contenuti, sfide e collezionabili, con un climax emotivo che ha una decisa accelerata nelle ultime ore, capaci di racchiudere nelle battute finali un intero mondo di domande e risposte nell’eterna lotta tra Luce e Oscurità, tra bene e male.
La bellezza di Kingdom Hearts III risiede nel suo universo visivo, nell’unione tra personaggi e mondi Disney, che sono ormai una perfetta copia e riproduzione delle opere in computer grafica degli anni passati. L’utilizzo dell’Unreal Engine 4 ha permesso un dettaglio e una cura estetica che rende il gioco un cartone animato giocabile, definito, colorato, ricco di elementi a riempire la scena. Accanto a vecchi mondi, quali Crepuscopoli e il Monte Olimpo di Hercules, troviamo le novità del Regno di Corona di Rapunzel, Big Hero 6 e il più realistico mondo de I Pirati dei Caraibi. Kingdom Hearts III vede, inoltre, per la prima volta nella serie l’introduzione di proprietà intellettuali Pixar, nello specifico Monster & Co e Toy Story, con gli immortali Woody e Buzz Lightyear. Ad unire i vari mondi tornano le sezioni a bordo della Gummiship, qui svincolate dai binari fissi del passato e rese estremamente più libere, tra detriti spaziali, sfide e potenziamenti da raggiungere, navi nemiche e una libertà decisamente elevata.
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