Ghostbusters: recensione del film originale reboot che crede nell'incredibile

Cinema / Recensione - 27 July 2016 08:00

Paul Feig dirige Melissa McCarthy e Kristen Wiig in una brillante commedia al femminile dove ricche gag danno corpo ad una sceneggiatura funzionante, che guarda al Ghostbusters del 1984, ma senza rima

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La trama del Ghostbusters di Paul Feig, reboot dell’originale film del 1984, capostipite della saga, si articola intorno ad un cast tutto al femminile.

Erin (Kristen Wiig) è una professoressa della Columbia University, devota alla scienza. I suoi progetti di far carriera sembrano andare per la direzione giusta, quando un volume sul paranormale che Erin scrisse e pubblicò diversi anni prima con l’aiuto ed il sostegno dell’amica Abby (Melissa McCarthy) si insinua in tutto ciò che ha imparato ad accettare e mina il suo futuro da professoressa. Perdendo definitivamente credibilità agli occhi di preside e colleghi dopo essersi “esibita” su YouTube in un tentativo di catturare un fantasma, Erin ritrova la compagna Abby, ricucendo pian piano un’amicizia che si era persa nel tempo. Decidendo di combattere il paranormale istituendo una vera e propria agenzia, Erin e Abby, insieme alla strampalata inventrice di armi Jillian Holtzmann (Kate McKinnon), assolderanno un’altra acchiappafantasmi, l’agguerrita Patty (Leslie Jones), e un segretario poco sveglio, Kevin (Chris Hemsworth), pronti a fronteggiare una minaccia che rischia di far soccombere l’intero pianeta Terra a causa dei folli progetti non di un fantasma, ma di una mente umana…

Paul Feig, regista amante del genere commedia come espressione delle infinite possibilità della comicità al femminile, imposta per il suo Ghostbusters un inizio virante verso il genere thriller, per poi stabilire una trascinante vena comica solida e duratura per l’intera durata del film. Come già ampiamente mostrato ne Le amiche della sposa, uno dei titoli più importanti diretti da Paul Feig, il regista inserisce su un tessuto da commedia raffiche di battute, spaziando dall’arguzia più efficace all’esagerazione più plateale, impostando i suoi lungometraggi sul connubio tra risata e riflessione su temi sociali, quale ad esempio l’integrazione, presente sia in Le amiche della sposa (2011) sia nel nuovo Ghostbusters. Puntando su un film che si inscrive perfettamente nell’era alla quale si propone, infatti è ricco sia di effetti speciali per infondere credibilità alle apparizioni paranormali sia di espliciti riferimenti alla tecnologia odierna, lo script sfrutta le possibilità offerte da YouTube, ma anche i classici selfie al cellulare, passando per armi all’avanguardia, sperimentazioni di una tecnologia del futuro.

Ghostbusters del 2016 non può non guardare al Ghostbusters del 1984: il film di Paul Feig si ricollega per infiniti versi al lungometraggio cult che lanciò la saga, ma allo stesso tempo cambia direzione traendo spunto e vantaggio dagli elementi del primo titolo. Tra i momenti più esilaranti, che sembrano ripercorrere le orme dell’opera del 1984, ma poi virano completamente verso tutt’altra direzione, non si può non citare quello in cui, anche con concordanza di campo rispetto al film originale, le acchiappafantasmi si trovano difronte all’iconico appartamento affittato dal team al maschile nel primo film: stanno per acquistarlo, ma improvvisamente la scena volge verso un epilogo diverso, facendo trasferire le ghostbusters in un’altra “dimora”. Lo script proposto da Paul Feig, con il prezioso contributo della co-sceneggiatrice Katie Dippold, è funzionante e ben ritmato, ricco di gag veramente comiche ed esilaranti che sono state supportate, oltre che dal cast protagonista, anche da guest stars che si sono prestate a camei ben distribuiti (tutti i protagonisti dell’originale Ghostbusters hanno partecipato, primo tra tutti l’eccentrico Bill Murray, ad eccezione di Rick Moranis, che non ha voluto essere coinvolto).

Ghostbusters di Paul Feig, quindi, prende in prestito un cast al femminile, unito ad un Chris Hemsworth che si adegua ad un personaggio di supporto per gag, per enunciare la volontà di far ridere raccontando storie di outsiders che tendono ad essere emarginati nonostante le loro buone qualità. E allora c’è chi condensa gli atti di emarginazione subiti verso la positività, come il team delle Ghostbusters, e chi verso la negatività, come l’antagonista. Non solo, il film vuole anche affermare quanto sia necessario credere nell’incredibile, nel non razionalmente possibile, solo così l’immaginazione potrà avere il sopravvento e sopraffare una realtà fatta di soprusi ed ingiustizie.

© Riproduzione riservata


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