Recensione del film Past Life, il dramma familiare apprezzato dalla critica
Cinema / Drama / News - 22 July 2017 08:00
Attraverso il punto di vista delle sorelle Sephi e Nana, il regista Avi Nesher ci conduce attraverso un'odissea dolorosa che culmina in una toccante catarsi
“Past Life” è un film di Avi Nesher, uscito negli Stati Uniti dopo essersi fatto apprezzare nel circuito dei festival indipendenti.
Il film si apre nel 1977 a Berlino Ovest, dove Sephi (Joy Rieger), una cantante e aspirante compositrice israeliana, spicca come solista durante l’esibizione del coro della sua accademia. Dopo il concerto viene avvicinata da una donna polacca (Katarzyna Gniewkowska) la quale la aggredisce urlando che suo padre, Baruch Milch, è un assassino.
Come in seguito dirà la sorella di Sephi, Nana (Nelly Tagar), una brillante giornalista, l’incontro porta Sephi a scoperchiare il vaso di Pandora. A Gerusalemme, le due cominciano ad indagare, e nell’atmosfera claustrofobica del film, il passato diviene una forza ineluttabile. In una scena, vediamo Sephi parlare al telefono con la sorella, ma Nesher la inquadra in modo che alle sue spalle incomba il ritratto di famiglia, con il padre in prima posizione: una figura austera, con uno sguardo duro che sembra rivolto dritto in camera.
“Past Life” si configura come un incrocio tra giallo deduttivo e melodramma familiare. La trama si infittisce quando Thomas Zielinski, compositore di successo figlio della donna polacca, visita l’accademia musicale di Gerusalemme dove studia Sephi; Nesher usa molti stilemi del thriller per rendere la figura di Thomas il più inquietante possibile. Nel frattempo, Nana scopre di avere un cancro, e si convince che sia una punizione divina per i peccati commessi dal padre durante l’Olocausto, e che l’uomo si ostina a non rivelare.
Il concetto biblico per cui “le colpe dei padri ricadono sui figli” permea tutto il film, e Nesher è abile nell’allargare questo discorso dal personale al politico. Ad un certo punto, un personaggio guarda alla tv lo storico discorso di Anwar Sadat al parlamento israeliano, in cui il presidente egiziano pronunciò queste parole: “Perché lasciare in eredità alle generazioni future il fardello di questo bagno di sangue?”
L’incontro tra Thomas e Sephi innesca la seconda parte del film. Thomas invita la ragazza ad esibirsi in un concerto a Varsavia, e la ragazza ne approfitta per scoprire se la versione che il padre ha raccontato a lei e alla sorella corrisponde alla verità. In un teso montaggio incrociato, la catarsi sembra diventare un fenomeno fisico, reale: le condizioni di Nana peggiorano, e solo se Sephi riuscirà nella sua missione avrà qualche speranza di salvarsi.
La critica ha apprezzato di “Past Life” l'essere una “detective story” incalzante che a volte non regge il peso delle sue intenzioni (New York Times); un melodramma familiare travestito da giallo, la cui forza sta soprattutto nelle performance degli attori e nel suo cuore emotivo (Washington Post), e nella risoluzione finale, dove si fanno i conti con l’importanza e la difficoltà del perdono (rogerebert).
"Past Life" si basa sull’autobiografia del vero Baruch Milch, “Can heaven be void?”, e sulle esperienze della musicista Ella Milch-Sheriff. Avi Nesher (un veterano del cinema i cui film non sono mai stati distribuiti in Italia) è a sua volta figlio di superstiti dell’Olocausto, e questo sicuramente l’ha aiutato a rendere così bene l’atmosfera di paranoia che si instaura a casa Milch: sulle sorelle pesa come un macigno la consapevolezza di non sapere esattamente cosa sia stato capace di fare il padre in una situazione disperata, ai limiti dell’umano, come può essere una guerra. Fotografia e musica sono essenziali per trasmettere tutto questo: colori spenti e archi portatori di presagio e di tensione.
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