Libro Lucia Annibali, Io ci sono. La mia storia di non amore: il dolore e la rinascita
Comics / News - 05 May 2014 18:40
Lucia Annibali, "Io ci sono. La mia storia di non amore" (Rizzoli): ospite di Fabio Fazio a "Che Tempo Che Fa".
Lucia Annibali racconta la sua storia, scritta insieme al giornalista del “Corriere della Sera” Giusi Fasano, nel libro “Io ci sono. La mia storia di non amore” (Rizzoli).
L'agguato avviene la sera il 16 aprile del 2013. Lucia Annibali, avvocato di Pesaro, rientra in casa. Ad attenderla c'è un uomo incappucciato che le butta dell'acido in volto. Mandante dell'aggressione è Luca Varani, collega con cui ha avuto una relazione finita nell'agosto del 2012: un “rapporto distruttivo” da spingerla a denunciarlo il giorno prima dell'agguato.
Le ustioni sono gravissime e comprendono anche la mano destra. Lucia Annibali capisce subito di non volersi arrendere, determinata a lottare per la vita e guarire: “All'inizio c'è stata la disperazione, quindi la paura per quello che era successo. Poi, arrivata al pronto soccorso, è vero che ho sentito, a un certo punto, questa voce che mi parlava e mi diceva di stare tranquilla, di non preoccuparmi che tutto sarebbe andato bene, di sopportare anche quello che avrei dovuto sopportare. Avevo già capito, in qualche modo, che sicuramente mi sarei dovuta sottoporre al dolore, sopportare del forte dolore. Ed è stato quello, secondo me, il momento chiave, la svolta: questo mettere insieme la mente, il cuore e il corpo”.
L'incognita di un viso diverso, di recuperare la vista, il dolore “imparagonabile” delle grandi ustioni - “le parole per descriverlo non esistono ancora”: undici interventi e un percorso di guarigione non ancora concluso.
Dolore e rinascita – La rinascita di Lucia Annibali avviene tramite la riappropriazione dei gesti quotidiani. Ha dovuto rimparare tutto daccapo, mangiare, sorridere, lavarsi i denti: “Questo è il percorso di tutti gli ustionati, quello di recuperare poco a poco al massimo le proprie funzioni, di ritornare a una normalità. Quello che posso dire a proposito del dolore è che per me è stato un dono, in realtà. È stato un dolore fortissimo, però è una grandissima ricchezza per me. È stato occasione di incontri e di grande umanità. È una cosa che mi porto dentro e a cui sono molto grata”.
Che effetto fanno gli sguardi degli altri, chiede Fazio: “Alla fine è un percorso che va avanti con il tempo. All'inizio è chiaro che comunque il viso è molto segnato, che gli altri ti guardano in un modo e tu stessa recepisci lo sguardo in modo più forte, più fastidioso. Più va avanti, più acquisti forza dentro di te, il tuo viso e tu diventati forti insieme e quindi gli sguardi riesci a gestirli in modo diverso, a recepirli in modo diverso. Sicuramente non mi piace quando mi guardano con tristezza. Questo non mi piace assolutamente. Preferisco allora che non mi guardino per niente perché non voglio che nessuno provi tristezza per me, né per il mio viso: perché non la sento io, questa tristezza non ce l'ho io dentro”.
Non le piace il pessimismo, né la gente negativa. Chi fa del male, ha il male dentro di sé e ci deve condividere, ribadisce: lei non avrà una faccia perfetta ma vive bene con se stessa e questa serenità è la cosa importante.
Io ci sono. La mia storia di non amore – Nel libro vengono ricordati anche i mesi di grande ansia precedenti all'agguato: la paura che lui le avrebbe fatto del male paradossalmente finisce con l'accaduto, è una liberazione. Scrive Lucia Annibali: “La grande differenza tra me e te è che il tuo acido per me sarà l'inizio di una vita nuova e per te la fine della tua”.
Le ultime parole sono rivolte al futuro: “E' già lì fuori ad aspettarmi il futuro. Credo che mi riconoscerà, anche se ho una faccia nuova. Gli andrò incontro con la passione e il desiderio che hanno gli innamorati quando si rivedono dopo tanto tempo. Eccomi, gli dirò. Ogni volta che farà il mio nome, io ci sono”.
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