Festival di Venezia 2017, 'Suburbicon': recensione del film
Cinema / Festival / News - 03 September 2017 11:45
Il film "Suburbicon" è in concorso alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, in programma al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2017.
Abbiamo guardato il nuovo film diretto da George Clooney e intitolato "Suburbicon", in concorso alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
La trama affronta tematiche sociali con nitido stile e le colloca all'interno di un thriller irrisolto. Il racconto si svolge nella città di Suburbicon, presentata nei primi minuti del film come modello apparentemente esemplare di civiltà e progresso.
Gardner Lodge (Matt Damon) sembra un padre premuoroso e affidabile ma questi tratti vengono rapidamente smentiti quando si ritrova in una situazione di grande difficoltà legata all'elemento criminale del film. L'uomo è sposato con Rose (Julianne Moore), la coppia ha un figlio, Nicky (Noah Jupe).
“Il film inizia con una serie di certezze sul mio personaggio” - spiega Matt Damon - “Certezze che iniziano a incrinarsi quando lo vediamo tentare ripetutamente di tenere la situazione sotto controllo e fallire”. La condizione del personaggio di Gardner e quella dei suoi familiari precipita quando i due criminali Ira (Glenn Fleshler) e Louis (Alex Hassell) entrano nella loro casa di notte e li prendono in ostaggio. L'evento si evolve in un modo estremamente negativo, i malviventi utilizzano il cloroformio per addormentare la moglie di Gardner ma l'eccesso della dose uccide la donna.
Il protagonista e la cognata Margaret (anch'essa interpretata da Julianne Mooree) divengono interpreti di una situazione ambigua e pericolosa che rivela i loro perversi intenti. "All’inizio del film, Margaret tra le due è più dolce, più semplice” - ha spiegato Julianne Moore - “Invidia segretamente la vita della sorella e questo crea una serie di tensioni e influenza le decisioni che prende”.
I criminali Ira e Louis proseguono nel tormentare Gardner fino a minacciarlo mentre Margaret è chiamata a confrontarsi con l'abile assicuratore Bud Cooper (Oscar Isaac), il quale nutre forti dubbi su quanto dichiarato dai protagonisti riguardo la tragica notte in cui è morta Rose. "Cooper capisce subito che Gardner e Margaret non sono molto intelligenti” - ha commenato Oscar Isaac - “Inizia a sospettare che ci sia qualcosa che non va e a quel punto ha campo libero”.
Il piccolo Nicky subisce tristemente gli eventi e il suo rapporto con il padre Gardner rievoca mancanze comunicative diffuse negli anni Cinquanta, periodo di ambientazione del film. “Il tipo di comunicazione frequente e aperta che genitori e figli hanno oggi non era comune in quegli anni” - ha spiegato Matt Damon - “Quando succedono questi tragici avvenimenti nella sua vita, il bambino non ha nessuno che lo aiuti ad affrontarli”. L'unico personaggio favorevole al destino di Nicky è suo zio Mitch (Gary Basaraba), il quale ha un ruolo determinante per l'esito della storia.
Sullo sfondo del thriller, il film tende all'estremizzazione del tema dell'odio razziale. La coppia dei Meyers si trasferisce a Suburbicon e diviene bersaglio dell'intera comunità. Con atteggiamenti discriminatori e violenti, gli altri abitanti sono intenzionati a cacciare la famiglia di colore dalla città. Le vicende narrate aprono la strada anche all'elemento del capro espiatorio, un aspetto che evoca con forza attuali problematiche sociali e culturali. L'espressione dell'atteggiamento di controtendenza alla discriminazione passa attraverso il legame di amicizia che nasce tra Nicky e il figlio dei Meyers, protagonisti della scena conclusiva del film che si fa portatrice di un profondo e significativo messaggio.
© Riproduzione riservata