Festival di Venezia 2017, 'Il contagio': intervista ai registi del film
Il film "Il contagio" è stato presentato alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, nell'ambito della sezione Giornate degli Autori.

Abbiamo intervistato Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, registi del film "Il contagio" tratto dall'omonimo romanzo di Walter Siti e presentato alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, nell'ambito della sezione Giornate degli Autori.
D: Entrambi avete definito "Il Contagio" di Walter Siti come un "romanzo perfetto da trasporre su grande schermo". Quali sono le principali ragione di questa vostra considerazione?
Matteo Botrugno: Leggendolo nel suo stile volutamente frammentario suggerisce delle immagini che sembrano proprio adatte a porsi questa domanda: "perchè non è stato mai fatto un film su Il contagio ancora dopo quasi dieci anni?", e la domanda successiva è "come si fa un film su questo libro?" perchè è veramente complicato, ha una struttura narrativa complessa fatta di storie che si accavallano, che entrano e riescono. Noi abbiamo dovuto legare un po' insieme queste storie e metterci del nostro, cercare di creare delle linee orizzontali e comporre un affresco, di fare in modo almeno di restituire l'impressione che ti da il libro, cioè di partire da tanti piccoli elementi e costruire qualcosa di molto più grande, dare un'idea, un punto di vista su un'umanità e in particolare su un degrado umano. Noi abbiamo tenuto la struttura bipartita del romanzo, di conseguenza la prima parte è ambientata in periferia e la seconda parte al centro, sono dua facce della stessa medaglia, ci piaceva tenere questa apparente contraddzione tra i due mondi che invece alla fine forse non possono stare l'uno senza l'altro.
D: Quanta importanza rivestono i luoghi di ambientazione?
Daniele Coluccini: Noi cercavamo un posto che rispecchiasse un po' l'idea di Walter Siti, il libro si apre proprio, sulla terza pagina, con il disegno di una facciata di un condomoinio con scritto tutti gli abitanti di ogni appartamento, noi abbiamo voluto omaggiare questa scelta che ha fatto Walter Siti all'inizio del suo libro presentando questo grande set, questo piccolo Colosseo in periferia. La scelta del luogo è ovviamente una scelta molto importante, per noi rappresenta un personaggio aggiunto, è quello che fa da collante a tutte le storie, tutti i personaggi si muovono attorno a questa palazzina e creano una storia ambientata in un piccolo posto che però può essere riadattata per un posto più grande.
Matteo Botrugno: In realtà non è neanche un posto così chiuso come potrebbe sembrare apparentemente, è un mondo che in realtà coglie chi viene dall'esterno cioè questo professore, questo intelletuale borghese viene accolto e traghettato dal suo Marcello in questa periferia, esattamente come poi Mauro salta dall'altra parte ed entra nel mondo del potere, quindi sono mondi apparentemente chiusi ma in realtà comunicanti in cui c'è una parte sottile in mezzo in cui avviene il contagio.
D: Le vicende raccontate nel film evidenziano maggiormente gli aspetti negativi o gli aspetti positivi dell'esistenza?
R: Daniele Coluccini: Credo che le due anime che fanno parte della vita di ognuno di noi, aspetti positivi e negativi, siano sostanzialmente una cosa sola, l'uno non può esistere senza l'altro. Quello che facciamo noi è mostrare un'umanità per far porre allo spettatore delle domande, fargli osservare una realtà e poi lasciare che sia lui alla fine del film a dare le risposte agli interrogativi che abbiamo lanciato durante il film.
Matteo Botrugno: Noi raccontiamo anche un degrado molto forte umano, sociale, però allo stesso tempo cerchiamo anche di restituire quello sprazzo di gioia e felicità, in primis quello di un amore sincero, anche se a pagamento e anche filtrato dalla droga, tra il professore e Marcello, la sincerità dell'ambizione sociale che poi alla fine diventa una schiavitù più che una realizzazione, alla fine noi crediamo che esistano anche degli aspetti positivi. A volte questi obiettivi si mancano perchè la nostra storia è più drammatica ma allo stesso tempo esistono e si contagiano anche aspetti negativi e positivi, perchè non crediamo nel buono e nel cattivo, nel giusto e nello sbagliato a presciendere.
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