Dimenticare Tiananmen: I Casi Della Memoria Collettiva

"Quanti fiori caddero nessuno pote' sapere."
Dimenticare Tiananmen, sotto forma di graphic novel, e' la storia di una promessa d'amore giovanile e di un viaggio intrapreso per mantenere fede a quella promessa.
E' anche, inevitabilmente, la storia di un incontro tra due culture con reciproci doni in nuce da portare in dote: "La Cina deve imparare dall'Occidente l'analisi e la sintesi: cioe' la liberta'. L'occidente dalla Cina lo stile della vita e l'aiuto reciproco: cioe' l'amore." (Goffredo Parise in Cara Cina, Rizzoli, 1999).
Nel tentativo di comprendere il cuore orientale dei cinesi - "complicato, che ha patito molti dolori ed e' vecchio, vecchissimo. Cosi' vecchio che solo un orecchio abituato ai rumori cinesi puo' avvertirne il battito" - emerge la diversita' con la cultura occidentale, molto piu' giovane, vulnerabile ed ingenua di quella cinese. Per il popolo cinese, dimenticare Tiananmen e' un altro capitolo di repressione sanguinaria da aggiungere a una lunga lista. Forse finiranno per avverarsi le parole dei Mao Tze Tung, lungimiranti suo malgrado: seicento milioni di abitanti poveri e vuoti sono una realta' eccezionale. "I poveri vogliono il cambiamento, vogliono fare e vogliono la rivoluzione. Un foglio pulito non e' macchiato dall'inchiostro, cosi' vi si possono scrivere parole nuove e bellissime, vi si possono dipingere immagini nuove e bellissime."
Fallita culturalmente la rivoluzione di Mao, quelle parole e quelle immagini devono ancora venire alla luce. Per quanto riguarda l'occidente invece, dimenticare Tiananmen, potrebbe essere l'invito, la preghiera che dovremmo rivolgere a noi stessi. Infatti, nel 1989 il mondo occidentale si e' girato dall'altra parte in nome dei sacri principi della cosidetta Realpolitik, grazie alla quale le autorita' di Pechino hanno potuto agire nella certezza dell'impunita' internazionale.
Dimentichiamoceli questi figli della rivoluzione, carne macinata sotto il peso dei carri armati, bersagli inermi sotto mira dei famigerati proiettili "dum dum". Dimentichiamocela Tiananmen, altrimenti come potremmo continuare a blaterare sugli inviolabili principi di liberta'della nostre democrazie?
"Non c'e' nessuno in Tian An Men. La piazza e' vuota."
Davide Reviati, Dimenticare Tienanmen, BeccoGiallo 2009, pp. 172, www.beccogiallo.it
Nel 2005 nasce BeccoGiallo. Il nome deriva da una scomoda rivista satirica degli anni '20 costantemente tenuta d'occhio e presa di mira dalla censura, "il becco giallo” appunto: un tributo e un'esplicita continuita' di intenti, unita al progetto, innovativo in Italia, di fare giornalismo attraverso il fumetto. Una realta' editoriale controcorrente, per resistere al lassismo degenerativo dei tempi, nel tentativo di riappropiarsi della storia dei nostri giorni. O almeno di rendersi conto delle verita', spesso sotto agli occhi di tutti, di cui veniamo quotidianamente defraudati.
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