Vinicio Capossela e il nuovo album libero Rebetiko Gymnastas

Daily / News - 12 June 2012 16:55

Vinicio Capossela ai più appare come un poeta capace di nominare sentimenti con versi: in realtà i testi nascondo un simbolismo per la cui decifrazione occorrono più letture e ascolti dei testi.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film White Bird - video

Vinicio Capossela ai più appare come un poeta capace di nominare sentimenti con versi: in realtà i testi nascondo un simbolismo per la cui decifrazione occorrono più letture e ascolti.

Oggi esce Rebetiko Gymnastas (Warner), nuovo album del cantautore nato ad Hannover e cresciuto in Emilia Romagna. Cosa vuol dire questo nome con la ‘s’ finale, agli ascoltatori di canzoni che si dimenano tra album incessanti di giovani talenti che fanno rima con ‘amore’ e ‘libertà’? Il rebetiko è un genere della musica greca, considerato come il tango per gli argentini, sgorgato dagli emarginati per raccontare le proprie traversie, con tono anche ironico.

Le canzoni inedite sono 4. A fare da liaison con una tematica romantica c’è Con Una Rosa (2002) già presente in Canzoni a manovella: qui esponeva il tema dell’avvicinamento alla donna – intesa come generica libertà - ma non in maniera didascalità bensì amalgamando con il ritmo musicale (rischio maggiore per gli autori che vogliono fare poesia con la musica): “bianca non è la rosa che porto a te / gialla come la febbre che mi consuma / come il liquore che strega le parole” cita lo struggimento, fino alla sottomissione alla donna (o alla libertà), “portami allora portami il più bel fiore / quello che duri più dell\'amor per sé / il fiore che da solo non specchia il rovo”. E nel nuovo album la spensieratezza è più presente di allora: la vita “se me gusta di perderla è perché so ritrovarla”,  cita il nuovo brano Abbandonato con senso di decisione. “Tenevo un tempo ma ora, ora non penso più” prosegue quasi a proporre una negligenza.

“Una volta sola, il tempo di morire per te ancora” cita  Rebetiko Mou. “Queste semplici cose che cadon dolendo sul fondo del cuor / uno torna sempre al suo vecchio posto dove amò la vita” e richiama di nuovo la donna “per questo muchichias non partire ora sognando il ritorno (…) le semplici cose / se le divora iltempo” nella speranzosa Cancion De Las Simples Cosas.

Un album che segna il passaggio dall’ultimo manierista Marinai, profeti e balene (2011) ad un intimismo maggiore, anche se più dolente. Segno dell’avvicinamento alla libertà.

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon