Girare negli States: Frank Jerky da Roma a Manhattan. E il sogno continua...
Il giovane film maker romano ha prodotto il video per la colonna sonora del nuovo Tv show "Suits" che spopolerà presto in America. Musiche degli Ima Robot - impronta italiana.

Girare negli States: Frank Jerky da Roma a Manhattan. E il sogno continua... La valigia sempre pronta tra i due hub più trafficati del mondo (Roma-New York): e pensare che la prima volta che si decise per la partenza fu ‘solo’ per un viaggio di studi.
Di Francesco Carnesecchi, in arte Frank Jerky, ne avevamo parlato in occasione della presentazione a Roma del corto The Call avvenuta lo scorso ottobre nel corso della rassegna “Be Bop”. A distanza di un anno quasi, il 21 settembre scorso, è uscito sul web il video degli Ima Robot, band americana molto famosa negli States e che probabilmente, grazie alla nuova serie TV, Suits, appena uscita nel grande continente, potrà spopolare presto anche in Italia come spesso si è verificato da Friends a True Blood.
Una grande opportunità e insieme una valida esperienza per chi si è formato lontano dal proprio paese d’origine. Francesco, a sentirlo parlare, vuole dirottare i suoi sforzi per diffondere il suo lavoro qui in Italia e allo stesso tempo contribuire a un’altra idea di cinema per il suo paese, diversa da quella racchiusa tra i due schemi del realismo o della commedia sguaiata.
Intanto comincia con i video musicali visto che l’abbinamento serie Tv e brano in note funziona spesso in un click: “ormai è la stessa TV che cerca il pubblico 2.0 per diffondere i propri video. Grazie a Youtube e alle migliaia di visite che una canzone riceve il video spopola e non lo fermi più. Ora lo sforzo maggiore è quello di arrivare in Italia visto che negli USA sarà più automatico grazie alla popolarità della band.”
Fare arrivare in Italia un’etichetta come la Wrong Way Pictures com’è quella creata da Francesco, Vittorio Guidotti e Stefano Lemon (tra New York Londra e Roma, dove i ragazzi sono rispettivamente ubicati) non è semplice ma sono tre ragazzi con il gusto della sfida anche nella scelta dei contenuti.
“La WWP nasce, cresce e si muove su internet tra cortometraggi e video musicali. Non abbiamo uno studio fisico ma così abbattiamo i costi e ci muoviamo più velocemente, demandando esternamente l’ufficio stampa a seconda del progetto.”
La genesi del video Francesco la snocciola on the road letteralmente su una via di Roma alla ricerca di sigarette in un orario in cui, pur trovandoci nella capitale, tutto è spento e rinchiuso tra le mura familiari.
“Una volta ad Amsterdam comprai un poster che mi colpì molto: una ripresa dall’alto di alcuni bagni in sequenza e con situazioni diverse. Avevo 17 anni e già con la passione del cinema. Quell’immagine mi rimase impressa per lungo tempo fino a quando non mi sono appassionato agli Ima Robot e a un loro singolo I’m a bitch for you. È stato li che ho pensato per la prima volta di scrivere per un video musicale; poi però quando è uscito il nuovo album e sentito il singolo Greenback Boogie mando una mail e il loro agente mi risponde. Volo dunque a Los Angeles per incontrarli con un pregiatissimo book mai composto prima e concordiamo il tutto. Avrei voluto i componenti della banda come partecipanti al video, ma erano impegnati e lo sono tuttora fino a novembre per un tour mondiale. Credo siano rimasti affascinati dal percorso fatto da un ragazzo fino ad arrivare a loro, Roma-NY-LA, sapendo che potevano utilizzare un qualsiasi regista sul posto. Sono affascinato dalle storie non ordinarie o comiche; adoro le scene quotidiane immerse nello straordinario o dalle figure cosiddette consacrate, intoccabili per usarle in un contesto fumettistico ironico, spogliandole della sacralità e rendendole più umane.”
A questo punto gli chiedo: ”In Italia?” “Si – risponde Frank - penso che ci sia un luogo come quello del web in cui l’apertura mentale sia tale da poter godere di un video tagliente ironico e a prima vista violento ridendoci anche un pò su e in questo luogo ci sono anche gli italiani. In questo mondo, non più tanto virtuale, le fasce generazionali si sono allentate così come i gusti e i tempi. Dai 20 ai 50 anni si riescono a condividere tanti contenuti e tanti gusti. La Tv o i video poco corretti se vogliamo sono sempre esistiti poi.”
E mentre a me veniva in mente tanta TV spazzatura odierna non potevo che dargli ragione se pensavo invece agli input visuali innovativi e ritmici di Greenback Boogie. “Oggi - continua Francesco – i video musicali sono strutturati per essere visti sul web e il web viene utilizzato e visto spesso (non unicamente) da persone che certi schemi mentali li rifiutano. Anzi è la TV stessa che utilizza internet per avere maggiore diffusione!”.
Il video prodotto dalla Wrong Way Pictures è strutturato in mini storie che appaiono in riquadri, 47 attori che interpretano 85 personaggi: poliziotti corrotti, criminali che si picchiano, sesso sfrenato e.. una vecchina si, una vecchina che scrive con una bomboletta spray.
“È un’immagine che nasce da una foto mostratami da un amico e che mi colpì subito tanto da vestirla nello stesso modo.”
In parte è anche il prodotto di una cultura da cui proviene e si sta formando: a New York non è affatto strano vedere signori di una certa età divertirsi e rilassarsi in un locale frequentato anche da giovani.
“Per i prossimi lavori valuterò alcune offerte e poi scriverò un mio video sempre per un gruppo che, come gli Ima, possa darmi visibilità e dunque opportunità. Il lavoro per Greenback boogie è stato svolto tutto a un budget ridotto e la troupe da me selezionata ha scelto di valutare l’opportunità più del guadagno. Tutti hanno lavorato con grande passione ed è venuto fuori qualcosa di speciale. Una troupe mista tra italiani e americani: desidero menzionare lo scenografo italiano, Federico Massa che ha saputo lavorare in modo eccellente con un costo minimo costruendo i bagni delle storie in modo perfetto. Oppure, Gioele Donnamaria, il produttore, che ha saputo organizzare i tempi incastrandoli nel set perfettamente ."
Alla domanda inevitabile sui musicisti italiani con cui vorrebbe lavorare Frank risponde: “Roy Paci: ha un sound e una carica internazionali e poi mi piace il fatto che siano così tanti ad esibirsi (Roy suona con gli Aretuska). Anzi scrivilo così lo saprà!”.
Il discorso poi scivola sui registi italiani e il confronto con l’America e qui Frank non può trattenersi dal nominare Sorrentino (che a breve uscirà con il suo prossimo film This must the place il cui protagonista sarà Sean Penn). Mentre per i registi americani cita i classici come Scorsese, i fratelli Coen, Tarantino e Coppola, questi i suoi modelli.
“Il punto è che in Italia per fare un cinema di qualità devi per forza fare cinema realista o neo realista: l’attualità per forza, quando invece la realtà puoi dissacrarla oppure semplicemente divertirti. I grandi quali Fellini, Pasolini restano grandi ma non sono il mio genere”.
Mentre scrivo questo ripenso alla scena finale comune a tutte le storie dei riquadri: un ballo accennato che smorza e deride quasi la violenza di alcune scene di prima (e che in molti casi raffigurano la realtà): la comicità voluta appunto. Poi penso al ballo finale in Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini. Una scena che come contrappunto smonta la violenza mostrata durante tutto il film, e sorrido.
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