La rinascita del vinile da Lars Ulrich a Steve Hackett: l’intervista

Daily / Musica / Intervista - 25 April 2018 10:00

Abbiamo intervistato la giornalista Jennifer Otter Bickerdike, che nel suo libro di interviste dà nuova linfa al vinile

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Metti la nonna in freezer

Il 21 aprile si è celebrato il Record Store Day del 2018, un evento dedicato all’acquisto dei dischi in vinile. In Italia nel 2017 c’è stato un incremento del  22,3% dei ricavi globali di questo supporto rispetto all'anno precedente (fonte: Fimi). Negli Stati Uniti sono stati venduti 14,32 milioni di album in vinile, che segnano il 14% delle vendite dell’intero settore (fonte: Nielsen).


Libro Why Vinyl Matters


Mauxa ha intervistato la giornalista Jennifer Otter Bickerdike, che ha pubblicato il libro di interviste Why Vinyl Matters (ACC Editions). Qui conversa con personaggi come Lars Ulrich della band dei Metallica, il  disc jockey e  produttore  Fat Boy Slim, Henry Rollins dei  Black Flag, lo scrittore Nick HornbySteve Hackett dei Genesis.

D. Nel tuo libro Why Vinyl Matters, Lars Ulrich dice del vinile: "È una elemento rituale. Fare scorrere il dito verso il basso e giungere alla plastica ". Hai notato rammarico nelle sue dichiarazioni?

Jennifer Otter Bickerdike. Henry è una leggenda per una ragione. Se i musicisti, gli artisti, coloro che amano le arti non ‘si alzano in piedi’ -  come ha detto - dando così possibilità alle band  di vivere della loro musica, siamo condannati come società. Già con la cultura della playlist siamo passati dall'idea di album come esperienza, a una che si sviluppa in un output diretto. Mostrami un altro settore del commercio dove il prodotto finale sia così visto “senza valore” - intendo come free - e che non abbia perso il valore originario assegnatogli. Ora ci sono due generazioni di individui  che sono state cresciute in un mondo in cui una parte incredibilmente importante dell'esperienza umana è ritenuta non degna di essere pagata. È  assurdo. E così è venuta meno anche l'idea di avere la capacità di lasciarti andare e fare qualcosa per realizzare le tue idee: oggi ogni canzone deve essere un singolo.
Stavamo parlando di questo aspetto proprio con Fatboy Slim, sopratutto della tradizione perduta del lato B dei vinili, dove si poteva essere sciocchi o geniali. Infatti lì si aveva la possibilità di fare qualcosa che scavalcasse il muro, e che non fosse per scopi commerciali. Il ritorno del vinile mostra l'importanza della fisicità non solo della musica, ma l'ethos e le idee che ogni disco trasmette in modo materiale.


D. Steve Hackett ha detto nel tuo libro: “La canzone ‘Duane Eddy's 'Because They're Young' risuona in maniera assolutamente meravigliosa sul vinile. L'ho sentita su CD; anche se era perfetta e incontaminata, nota per nota, non aveva lo stesso bam!”. Cosa ti ha colpito di quell'intervista?

Jennifer Otter Bickerdike. L'esperienza del vinile, con le sue crepe, gli scatti, anche la fisicità di esso, è così diversa dall’MP3 o dal CD. Credo che quando ascoltiamo lo stesso album in diversi formati, questi bit unici del rituale della musica siano ingranditi.

D. Nick Hornby dice: "L'unico limite è la tua ignoranza - quindi se conosci solo i  primi 40 è uno svantaggio”, riferito alle classifiche musicali. Sei d'accordo?

Jennifer Otter Bickerdike. Mi piace Nick Hornby,  e poi lui per il mio libro è stato una parte eccitante del progetto. Sono completamente d'accordo con lui. Una volta ogni tanto, c'è qualcosa di emozionante, di diverso e intrigante nelle classifiche; ma come nella generalizzazione delle massa, si è per lo più blandi. Che cosa accadrebbe se i “super-artisti” che sono sotto gli occhi di tutti, per un anno non fossero in classifica? Avremmo una società più alta, più impegnata. Invece ci troviamo in una situazione di accettazione, essere nutriti di cibo spazzatura per le nostre orecchie.

D. Quindi tra i vinili e Spotify non ci sono dubbi?

Jennifer Otter Bickerdike. Io non uso mai Spotify. Ho più di 3.000 album. Apprezzo la tecnologia per come può aiutare a convincere la gente a prendere un pezzo fisico del prodotto, o a far loro conoscere un artista. Ma trovo vile la decimazione letterale accettata di un intero settore, incredibilmente sconfortante.

D. Qual è il tuo cantante italiano preferito?

Jennifer Otter Bickerdike. Mio nonno, Vasco Pucci: conta? Gran parte della mia prima esperienza con il vinile deriva dal suo negozio, sentendolo cantare insieme alle registrazioni di Opera. Egli venne negli Stati Uniti da bambino, proveniva da Genova.

D. Qual è stata la parte più difficile nella realizzazione questo libro di interviste?

Jennifer Otter Bickerdike. Trattenermi dall’acquistare più dischi.

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon