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Intervista con la scrittrice Clara Sánchez

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Intervista con la scrittrice Clara Sánchez

Clara Sánchez ha pubblicato nel 2022  Dìas de sol, 2022. Per  Últimas noticias del paraíso (2000) ha vinto il Premio Alfaguara, e per  Lo que esconde tu nombre (Il profumo delle foglie di limone, 2010) il  Premio Nadal. Del 2014 è Le cose che sai di me.

Il profumo delle foglie di limone è uscito in Italia nel gennaio 2011, rimanendo ai vertici delle classifiche per oltre due anni. Secondo lei, cosa ha reso Sandra e Julián così amati dal pubblico italiano?

Credo che Sandra e Julián siano stati così amati dal pubblico italiano perché incarnano due figure profondamente umane, improvvisamente costrette ad affrontare da sole una situazione difficile. Da un lato c’è una ragazza giovane e ingenua, dall’altro un uomo di ottant’anni segnato da un passato doloroso. Nel creare Sandra mi sono calata nei suoi panni, ricordando la mia stessa giovinezza e la città di Dénia (l’antica Dianium) dove scoprii una storia pericolosa. In Julián ho riversato invece l’immagine di mio padre, con la sua fragilità fisica, i farmaci quotidiani, ma anche la sua esperienza e la sua tenerezza. Forse è proprio il messaggio di amore e compassione verso l’altro ad aver toccato così profondamente i lettori.

Ha detto di sentirsi più vicina ai lettori italiani che a quelli spagnoli, e che l’italiano le fa pensare all’amore. Come è nato questo legame così speciale?

La lingua italiana è per me meravigliosa, melodiosa e sussurrata. Sembra nata per esprimere l’amore più che il conflitto e possiede una musicalità che si presta perfettamente al dialogo confidenziale. Un capolavoro come “Il padrino” non si comprenderebbe appieno senza quelle frasi sussurrate che ne amplificano l’intensità. Fin da bambina ho avuto un legame con l’Italia, poiché la musica italiana era molto presente in Spagna e ha accompagnato la mia crescita. Ancora oggi coltivo questa vicinanza e sono una grande appassionata del Festival di Sanremo, che seguo ogni anno a Madrid insieme agli amici e con una pizza.

Alcuni suoi romanzi come Lo stupore di una notte di luce, Cambieremo prima dell’alba e I peccati di Marisa Salas, sono stati presentati in anteprima mondiale proprio in Italia. Cosa l’ha spinta a scegliere il pubblico italiano per il debutto di queste opere?

I lettori non si scelgono, sono loro a scegliere te. Per questo mi considero molto fortunata che il pubblico italiano abbia rivolto la propria attenzione alle mie opere. È uno di quei piccoli miracoli che all’inizio non si immagina possano accadere. Credo davvero di avere i migliori lettori e lettrici del mondo.

Nel 2013 ha vinto la 62ª edizione del Premio Planeta con il romanzo Le cose che sai di me partecipando sotto lo pseudonimo di José Calvino in omaggio a Italo Calvino. Quali aspetti della sua scrittura e quali opere dello scrittore italiano apprezza maggiormente?

Possiedo quasi tutte le opere di Italo Calvino e continuo a considerarle straordinarie per originalità, fantasia e freschezza. Mi hanno affascinata fin dalla prima lettura e sono certa che, prima o poi, tornerò a rileggerle. Tra tutte spicca un libro che nessuno ha saputo eguagliare per profondità di riflessione sulla letteratura, “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio”. La sua modernità, sagacia e intelligenza lo rendono un testo unico, purtroppo rimasto incompiuto a causa della prematura scomparsa dell’autore. È un vero dono che Calvino ha lasciato a tutti noi.

La letteratura italiana ha avuto un ruolo importante nel suo percorso. Cosa le ha lasciato nel modo di scrivere o di guardare ai personaggi?

Dalla letteratura italiana ho imparato soprattutto il ritmo e la naturalezza. Mi affascina la semplicità con cui Natalia Ginzburg riesce a raccontare la vita quotidiana, dimostrando che non serve cercare la profondità per arrivare al cuore delle anime comuni. Mi colpisce anche la musicalità e la malinconica evocazione di Giorgio Bassani in “Il giardino dei Finzi-Contini”, così come gli echi nostalgici di Leopardi che continuano a risuonare nella mia sensibilità di scrittrice.

Nei suoi romanzi le ambientazioni spesso diventano quasi dei personaggi. Come sceglie i luoghi in cui ambientare le storie e quanto influenzano lo sviluppo della trama?

Le ambientazioni nei miei romanzi sono fondamentali dal momento che i personaggi vivono un legame profondo con i luoghi in cui si svolgono le loro vicende. Un paesaggio, per quanto bello, non viene percepito nello stesso modo se ci si trova in vacanza o al lavoro, se si è sereni e in salute oppure malati o tristi.

Il cinema ha sempre avuto un ruolo importante nella sua vita, e per anni ha lavorato nel programma televisivo ¡Qué grande es el cine! C’è un suo romanzo che sogna di vedere trasformato in film o serie TV?

Per la mia generazione andare al cinema da bambini era come essere trasportati su un altro pianeta. Era un’esperienza meravigliosa immergersi in quelle sale affollate, tra gusci di semi di girasole e popcorn, e restare incantati per ore davanti allo schermo. Forse è proprio per questo che, quando scrivo, immagino sempre le mie storie come immagini, seppur immagini letterarie. Non mi sono mai impegnata affinché i miei romanzi diventassero film o serie televisive, poiché li considero opere diverse. Tuttavia, nel caso di “La voce invisibile del vento”, ho accettato l’adattamento cinematografico perché avevo piena fiducia nella sceneggiatura.

Proprio la famiglia protagonista di La voce invisibile del vento vuole apparire perfetta, ma dietro l’immagine si celano tensioni e conflitti. Questa necessità di mostrarsi impeccabili è uno specchio, ed uno dei principali problemi, della società di oggi?

Non utilizzo i social network dal momento che li considero un mondo artificiale, dove tutto appare falsato: il bene e il male, la perfezione e l’autodistruzione. Tutto finisce per sembrare inevitabilmente artificiale e grossolano. In generale, però, noto che in ogni ambito il desiderio di distinguersi, di avere successo e di conquistare visibilità ha raggiunto livelli quasi ridicoli. Persino figure già affermate si trovano spesso costrette a esibirsi oltre misura, come se dovessero recitare una parte per mantenere la propria immagine.

In I peccati di Marisa Salas affronta invece un tema tanto affascinante quanto insidioso: il successo. Quanto le è costato raggiungerlo e come è riuscita a gestirlo nel corso della sua carriera?

Il successo, a mio avviso, è un veleno, una droga pericolosa e una trappola crudele. Nel corso della mia carriera ho visto parole dure rivolte a chi non lo raggiungeva ed eccessivamente lusinghiere indirizzate a chi lo aveva conquistato, spesso con l’aspettativa che prima o poi cadesse dal piedistallo. Per evitare quella caduta, molti hanno compiuto veri e propri atti di autodistruzione. Personalmente detesto la parola “fallimento” e la bandirei dal dizionario se non fosse tra le più usate al mondo. Credo unicamente nella soddisfazione personale, nell’armonia con ciò che ci circonda e nell’entusiasmo di vivere dedicandosi a ciò che si ama.


A cura di Francesco Maria Menghi , rilasciata per la pagina web "Spagna Cultura e Scienza". Foto di Luca Brunetti. 

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