Intervista al disegnatore di fumetti Paolo Serpieri: 'i personaggi femminili sono la salvezza'

Comics / Intervista - 05 October 2016 07:30

Mauxa ha intervistato Paolo Eleuteri Serpieri, uno dei maggiori disegnatore di fumetti.

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Paolo Eleuteri Serpieri è uno degli autori di fumetti e graphic novel più conosciuti nel panorama internazionale. Le sue graphic novel sono tradotte in molte lingue. Suo è il personaggio di Druuna. Mauxa lo ha intervistato.

D. Paolo, cosa pensa del panorama attuale dei comics?

Paolo Serpieri. C’è una profonda crisi, dovuta al fumetto americano e ai manga. Soprattutto al fumetto giapponese, e al fato che si creino con il computer. Si confonde inoltre l’animazione con il fumetto. A me piace raccontare storie, e lo faccio molto volentieri. Quello del fumetto è un linguaggio particolare, diverso da quello che si vede in giro.

D. Ci può raccontare della nascita del personaggio di Druuna?

P. S. La casa editrice francese Dargaud cominciò a pubblicare le storie di Druuna nel 1985, per poi essere distribuito negli Stati Uniti e in Sud America. Nel 2016 è uscito “Druuna 0: Anima”: mi sono divertito a giocare con le immagini. ora sto realizzando il nono libro di Druuna, che ha ancora un titolo provvisorio: gli ultimi volumi sono stati “Clone”, “Il Pianeta dimenticato”.

D. Perché ha cominciato a disegnare la femminilità?

P. S. All’inizio la figura femminile non avrebbe dovuto essere la protagonista. Ma poi nell’articolazione della storia ha preso il sopravvento. perché nella trama era più interessante. Mi piace disegnare la donna, ciò è indubbio.

D. Quindi un personaggio femminilità ha magari possibilità di racconto di uno maschile?

P. S. Per me la donna è una sorta di salvezza, nella sua carnalità. Di per se è un personaggio che emana elementi positivi, riguardante la vita. Nel maschio prevale la tecnologia, elemento da cui sono spaventato. Per ma la vita, la carnalità, sono la donna. Invece in tutti i miei incubi, se devo rappresentare società totalitarie, inserisco figure maschili. Ovviamente parliamo di ambienti futuribili. Ho visto subito nella donna la possibilità della vita, e mi è venuto spontaneo trattarla da un punto di vista erotico.

D. Qual è il suo metodo di lavoro?

P. S. Io mi occupo della parte dei disegni, cui devo adeguare i dialoghi. Al massimo posso scrivere una soggetto, un’idea, un finale. Comincio con i dialoghi e vado avanti.

D. Si ispira a delle iconografie?

P. S. Per il disegno sono spontaneo, non cerco fotografie. Posso avere l’intuizione grazie ad una certa immagine, ma poi cambio tutto. È tutto frutto della mia fantasia, conosco le anatomie, ho fatto l’insegnate per trent’anni, di disegno al vero. Sono cose che conosco bene. È indubbio che qualche immagini mi colpisca. D. Ha un colore che preferisce?

P. S. Uso chine colorate, acrilico per creare degli effetti. Le storie apocalittiche, oscure, cupe ovviamente portano a dei colori blu, seppia, perché rappresentano l’oscurità, l’incubo. C’è anche il rosso, colori caldi, specialmente nell’incarnato di Druuna, proprio in contrapposizione a questo mondo oscuro. Lei esce da questa oscurità con l’incarnato. I colori esaltano questi elementi.

D. Ha mai pensato di lavorare per il cinema?

P. S. Mi si chiede spesso di trasporre le mie storie. Non me ne sono molto interessato. Il cinema mi piace come altro linguaggio, perché con il fumetto ha delle cose in comune, raccontare sequenze. Anche qui si raconta con luci e ombre, effetti di quel genere, mi interessa il senso plastico delle cose trattate, le figure.

D. Qual è il suo libro preferito?

P. S. È difficile dirlo. “1984” di Gerge Orwell probabilmente mi ha colpito molto. Ce ne sono molti altri, di fantascienza, western.

D. Lei è di Venezia, e un certo barocchismo della città emerge nelle sue opere. È d’accordo?

P. S. Sì. Ad esempio nella graphic novel “Les Enfers” scritta con Jean Dufaux e Robert Laffon. Qui c’è proprio Venezia futuribile.

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