Dal documentario ‘Ferro’ al cortometraggio ‘Fratello’: intervista al regista Beppe Tufarulo
Cinema / Intervista - 03 February 2021 08:00
Il regista ha diretto il documentario su Tiziano Ferro in streaming su Amazon Prime Video
Beppe Tufarulo ha diretto il cortometraggio Baradar (Fratello), che racconta di due fratelli afgani giunti in Italia costretti a separarsi. Il cortometraggio ha vinto 21 premi ed è stato selezionato in più di 50 festival, tra cui il Chicago International Children Film Festival e il Festival Internazionale del Cortometraggio di Uppsala (entrambi festival Oscar-qualifying): è stato finalista ai David di Donatello 2020. Il regista ha diretto anche il documentario Ferro sul cantautore Tiziano Ferro, in streaming su Amazon Prime Video.
Come è nata l'idea di Baradar?
Quella raccontata in Baradar è una storia vera, basata sul libro Stanotte guardiamo le stelle edito da Feltrinelli, che racconta il viaggio di Alì Ehsani insieme a suo fratello maggiore Mohammed. È stato Francesco Casolo, autore del libro insieme allo stesso Alì, a parlarmene. Ho immediatamente pensato che il drammatico viaggio di questo bambino potesse diventare un film e, di comune accordo, abbiamo voluto concentrarci sugli ultimi giorni della loro vita insieme per farne un cortometraggio che mostrasse prima di tutto la forza e la bellezza del loro rapporto.
Perché hai scelto proprio il tema dell'immigrazione, che è molto dibattuto?
Il tema dell’immigrazione in Baradar è presente ed è subito un argomento chiave su cui riflettere. La verità è che però non ho mai pensato di dare al film un giudizio politico o ideologico. Volevamo raccontare un rapporto speciale tra due fratelli, parlare del loro coraggio e della speranza che li ha spinti a partire dopo aver perso entrambi i genitori in Afghanistan. È la storia di due fratelli, uno piccolo che sembra troppo fragile per affrontare un viaggio così incredibile, e uno di diciotto anni che diventa un uomo per riuscire a regalare a sé - e soprattutto al fratello - una nuova vita, cercando di rimanere ancorati ai ricordi di un’infanzia che non c’è più.
Come hai scelto i due protagonisti?
La ricerca dei protagonisti si è rivelata estremamente complicata e lunga. Cercavo in Italia innanzitutto due fratelli afghani, con un'età scenica simile. Ho contattato moltissime associazioni che si occupavano di asilo politico e accoglienza.
Dopo quasi un anno, grazie a Binario 15, un’associazione che supporta in particolare i rifugiati in fuga dall’Afghanistan, ho conosciuto Danosh e Nawid Sharifi, che erano appena arrivati a Roma per un ricongiungimento famigliare con il fratello maggiore.
Appena gli ho visti, d’istinto, ho pensato che potessero essere gli interpreti giusti per questo film. All’inizio è stato difficile entrare in relazione con loro sia le per le differenze culturali e sia perché non parlavano una parola della nostra lingua. Con il passare delle settimane e con l’aiuto dello stesso Alì sono riuscito a guadagnare la loro fiducia per intraprendere questo percorso. La loro semplicità e la voglia di vivere quell’esperienza ha fatto il resto rendendo la loro interpretazione naturale e credibile.
Hai diretto il documentario Ferro. Come si sono svolte le riprese?
Con il documentario Ferro volevamo riuscire a creare due sottili linee narrative che si potessero intersecare e sovrapporre durante il nostro ‘viaggio’, quella legata all’uomo, tra passato e futuro, e quella dell’artista conosciuto da tutti.
Questo ci ha portato a considerare di poterlo seguire nel suo percorso di uomo e artista, da Latina a Los Angeles. Le riprese sono cominciate a Milano nel novembre 2019 e sono andate avanti fino a febbraio 2020, chiudendosi a Latina con il giorno del suo quarantesimo compleanno. In mezzo c’è stata la promozione del nuovo album a Milano, il Festival di Sanremo e Los Angeles dove vive stabilmente con il marito.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Sto lavorando ad un nuovo progetto documentaristico con Amazon Prime e sto sviluppando il mio primo lungometraggio su un uomo alle prese con un destino che cambierà per sempre il suo futuro sino a condurlo alle soglie di una drammatica scelta.
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