Al-Qarāfa, la città dei morti dove abitano anche i vivi
Daily / Giochi di ruolo / Editoriali - 20 December 2021 16:15
La Città dei Morti a Città del Cairo
Quando si parla di convivenza tra vivi e morti, l’immaginazione corre a
scenari filmici da zombie o alle recenti serie Tv del genere horror come
appunto Van Helsing. Anche se non è
l’unico scenario che potrebbe trovarsi davanti a chi si imbatte nella
cosiddetta Città dei Morti. Infatti in Egitto questa predetta convivenza non ha
origini narrative o da L’alba dei morti viventi, bensì più
semplicemente trova la sua ragion la sua ragion d’essere nella esigenza di
trovare un riparo, un tetto, per i vivi che necessitavano di un’abitazioni. In
Egitto esiste un cimitero abitato dai vivi, cittadini tra i defunti. E anche se
in alcuni o più loculi manca l’elettricità, la cittadina è dotata di vie con
bar e locali dove i turisti possono anche sostare. Forse uno dei luoghi più
suggestivi ma anche inquietanti di Città del Cairo.
Le origini delle necropoli del Cairo
Gli inizi della necropoli del Cairo risalgono alla fondazione e all’espansione della città di Fustat , fondata nel 642 d.C. da 'Amr ibn al-'As, comandante arabo musulmano che guidò la conquista dell'Egitto. L’uso era quello classico di tombe, e la prima città musulmana era divisa in più khittat o appezzamenti di terreno assegnati a diverse tribù. Ogni tribù costruì il proprio cimitero e distretto funerario - spesso comprendente una moschea - nell'area desertica a est della città.
Fu però nel periodo fatimide – che si colloca tra il 969 e 1171 d.C. – che emerse – o rinacque – la tradizione popolare di visitare le tombe dei membri della famiglia e degli antenati per le vacanze. E in questo momento le persone cominciarono a vivere nei cimiteri, poiché i nuovi edifici all'interno del Qarafa – La città dei morti, il cui nome deriva dal clan yemenita che possedeva un appezzamento di terreno - richiedevano troppi lavoratori, e inoltre le nuove fondazioni religiose attiravano studiosi e sufi.
Il tentativo di espropriare l’area avvenne nel XV secolo, con le autorità che vietarono in maniera ufficiale ai cittadini di vivere nel Qarafa. In questa maniera molte strutture restarono incustodite e furono saccheggiate. All'inizio del XVI secolo, Leone Africano descrive l'antico Qarafa (il cimitero meridionale), come abitato da circa duemila famiglie.
Napoleone Bonaparte è la Città dei Morti
Quando il dominio ottomano finì a causa dell’invasione di Napoleone Bonaparte nel 1798, i francesi addussero ragioni igieniche come motivo per vietare le sepolture all'interno della città. I cimiteri all'interno delle mura furono distrutti e gli oggetti dei loro occupanti spostati, lasciando solo il Qarafa (che era fuori dalle mura della città) come principale luogo di sepoltura del Cairo.
L’accrescimento demografico portò di nuovo la popolazione a usare tali strutture: alla fine del 1800 i problemi abitativi del Cairo incentivarono gli spostamenti, molti vecchi edifici nei quartieri storici della città furono demoliti per lasciare spazio a strutture più moderne, e gran parte della classe povera e operaia si spostò verso la periferia della città. A ciò si unì la migrazione rurale verso le città, che aumentò nel corso del XX secolo. Nel 1897 il censimento stimava la popolazione dei quartieri che comprendevano i cimiteri in 30.969 abitanti.
I tomb-dwellers, gli abitanti vivi delle tombe
Dopo il 1950 la rapida urbanizzazione e la modernizzazione incentivò la migrazione, perché Il Cairo non era in grado di gestire l’accrescimento demografico. Se il governo escluse alle iniziative di welfare le classi più povere, l’effetto fu l’urgenza di ottenere alloggi improvvisati. Si cominciarono a costruire dimore non ufficiali senza l'approvazione del governo, in aree in cui le persone potevano trovare spazio per costruire o dove potevano demolire o incorporare strutture più vecchie. Fu il terremoto del Cairo del 1992 a sancire l’accrescimento della Città dei Morti: molte persone si trasferirono nelle tombe di famiglia, alimentando il fenomeno dei "tomb-dwellers", con persone accovacciate nelle tombe a causa dello spostamento o della mancanza di alloggi in città. Negli anni '80 la stima era di 6.000 risiedenti a Qarafa, ma il numero totale della popolazione che abitava nelle zone cimiteriali era di 180.000 unità. L’affitto era inesistente, e i servizi – come quelli igienici o di elettricità – in fase di sviluppo.
Tra impiegati e mercanti, ecco chi sono gli abitanti della Città dei Morti
La parte vecchia di Città del Cairo continua a raccontare storie suggestive, ma anche di povertà. L’urbanizzazione e l’industrializzazione hanno attirato in città molte persone che dalle zone limitrofe si sono trasferite nella necropoli del Cairo, che sorge al di là della città vecchia. Un fenomeno nato dalla carenza di abitazioni, a quanto pare risolto senza dover pagare l’affitto. Nato come un processo di occupazione di quelle che erano e rimangono tombe di famiglia, oppure abbandonate, dove vivono anche impiegati e lavoratori del settore commerciale e merceologico.
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