Venezia 81: recensione film Campo di battaglia, guerra fuori tempo

Cinema / Recensione - 31 August 2024 19:00

Scopri la recensione di Campo di battaglia, il film con Gabriel Montesi, Alessandro Borghi: trama, cast, critica

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Film 80 for Brady - video

Durante la Prima Guerra Mondiale, in una clinica di una grande città del Nord Italia, il dottor Stefano Zorzi (Gabriel Montesi) trascorre le giornate nella Clinica delle Esenzioni. Qui vengono curati i soldati provenienti dal fronte, anche se molti provocano delle autolesioni pur di non tornare in trincea. È integro al suo lavoro, quasi in maniera forzata, tanto per qualsiasi dubbio sulle menzogne degli ammalati, non si fa scrupolo a rimandarli in guerra. Il suo contraltare è l’amico Giulio Farradi (Alessandro Borghi), contrario alla guerra, ma che Stefano aiutò in passato: gli garantì un lavoro tacito presso la clinica, senza dover rischiare la vita negli ospedali da campo. 
Mostra del Cinema di Venezia 2024
 Gianni Amelio dopo Il signore delle formiche - presentato anch’esso a Venezia - continua il percorso di raccontare gli ideali degli umili, che conducono sempre a risultati infelici: lì era la detenzione del protagonista a causa della sua omosessualità, qui è il senso di civiltà di Giulio, vietato però dal codice militare. Questo tema è affrontato in maniera tenue, con lente panoramiche che tentano di far percepire il dissidio del personaggio, quasi sottratto al suo passato, di cui però non conosciamo nulla. L’amicizia e il rispetto tra Stefano e Giulio si trasforma in una competizione che esula dalla sfera professionale, e sfocia in una relazione sentimentale con l’infermiera Anna (Federica Rosellini), anche lei ormai conscia delle colpe di Giulio.

Dissidi accennati nel film Campo di battaglia

La tensione sfocia nella fucilazione di uno dei soldati che è stato aiutato da Giulio, necessaria per far comprendere agli altri degenti che l’autolesionismo sarà punito. L’argomento poteva essere interessante da affrontare, anche perché è tratto dal romanzo La sfida di Carlo Patriarca, un anatomopatologo. Ma Amelio rende il flusso delle azioni troppo sincopate, e il film non riesce ad appassionare lo spettatore fino in fondo. Giulio procede stanco nel suo torpore, e Anna conserva una disputa interiore che non riesce a rivelare. 


L’unico personaggio che rende indignata la coerenza è Stefano, nel suo essere a favore della guerra, e disposto a tutto pur di essere ligio alle regole. Anche a sacrificare l’amicizia con l’amico e la sua vita, tanto da mandarlo in un rifugio dove sono reclusi i soldati ammalati di uno sconosciuto morbo, che poi scoprirà essere l’influenza spagnola. Le controversie dei personaggi sono però troppo accennate, e anche il tema della guerra appare ormai appannato: abusato nei decenni, esige ormai un piglio più empatico. Una veemenza che al film Campo di battaglia manca.

© Riproduzione riservata


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