Venezia 80: recensione film El Paraíso
El Paraíso è il film presentato alla Mostra del cinema di Venezia
El Paraíso è il
film presentato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di
Venezia. Julio Cesar (Edoardo Pesce) vive con la madre
colombiana (Margarita Rosa De Francisco)
in riva a un fiume. Lei taglia delle partite di droga, e lui l’asseconda – titubante
– in questa attività. Nonostante Julio abbia quasi quarant’anni, si lascia consigliare
da lei, e con un affetto fanciullesco non riesce a distaccarsene.
L'affetto tetro del film El Paraíso
El Paraíso parte come un film che – nella recente tradizione italiana – getta luce sulla vita coatta romana, ma poi riesce a evolversi verso un sostrato intimo. Infatti, l’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), una giovane colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina, sovverte l’ordine precario in cui i due vivono: se prima Julio portava la madre a ballare salsa e merengue, ora Ines – che aveva ingerito degli ovuli – in poche ore gli fa comprendere che potrebbe aspirare ad altro.
La stessa scena di Ines che tenta di espellere gli ovuli concede al film un tono sinistro che spiazza: alla fine del film la medesima scena tornerà in maniera inversa e tetra, dopo che la madre di Julio morirà nel sonno, e il figlio tenterà di onorare i suoi desideri.
Il cast del film El Paraíso
Edoardo pesce interpreta alla perfezione un personaggio in balìa di un amore tossico verso la madre: al contempo tenta di reprimere la rabbia perché vorrebbe allontanarsi da lei. El Paraíso innesta, così, nel genere del film italiano “periferico” – in cui le stesse periferie delle metropoli offrono uno spaccato della moltitudine di vite - una gemma diversa, che lo rende intimamente lugubre. Julio vive l’assenza della madre, e al contempo non riesce ad accettare la sua perdita, neanche dopo la sua morte e giungendo a un gesto insano.
El Paraíso è debole nel tratteggiare i personaggi di contorno del film, e si focalizza sull’ossessione filiale, quasi da caso patologico. È l’occhio del regista colombiano Enrico Maria Artale ad aver apportato questa gemma, che crea una forma ibrida che speriamo possa essere foriera di nuove collaborazioni internazionali, da cui far uscire l’impasse del cinema italiano.
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