Venezia 76, recensione Psykosia di Marie Grahto
Cinema / Recensione - 08 September 2019 08:00
In concorso alla 34esima Settimana Internazionale della Critica.
Psykosia è una co-produzione finno-danese in concorso nella sezione della Settimana Internazionale della Critica. Il film segna il debutto di Marie Grahtø nella categoria dei lungometraggi. Prima di Psykosia, ha realizzato tre corti: Teenland (2014) con cui si è laureata, terminando gli studi cinematografici, Daimi (2012) e Yolo (2013).
[stop]Psykosia, trama e dinamiche tra protagonisti
Viktoria è una ricercatrice che viene chiamata da Anna Klein, dottoressa/direttrice di un reparto psichiatrico. Viktoria, infatti, si occupa di sindromi suicide. Jenny è un'adolescente con il marchio della diagnosi conclamata. Varca la soglia di un istituto psichiatrico all'età di 5 anni. La giovane è stata ospedalizzata sette volte, senza alcun miglioramento. Il suo quoziente intellettivo è 132, Jenny è una ragazza eccezionalmente dotata. All'interno del reparto ha un legame fluido, simbiotico, con la coetanea Zarah: sono twin mind, sentenzia la dott.ssa Klein.
Viktoria comincia a studiare il caso: Jenny Lillith non dorme, perseguitata da un incubo ricorrente, pensa alla morte come un atto di purezza e di liberazione. Immagina la morte in bianco e nero, un sollievo dalle pene mentali. Viktoria dubita che la ragazza voglia davvero suicidarsi, tuttavia non è dotata degli strumenti per affrontarla la sua vita.
Viktoria è una donna rigida, a cominciare dal suo abbigliamento: un black & white disciplinato, un colletto della camicia che insospettisce. Lungo la trama accadono un paio di twist che, ribaltando la storia, ne proiettano le ombre mistery, se puntiamo al genere.
Tematica e cinematografia
In
Psykosia echeggia il tributo di una giovane e talentuosa cineasta al mito di
Bergman. Il film aderisce ai tempi di racconto dilatati della
cinematografia nordica. La scenografia riserva angusti arredamenti
bianchi, spezzati dal verde di piante domestiche: segnaletica di uno
spazio vitale soppresso, anestetizzato.
La fotografia intercetta
le geometrie schematizzate, contrapponendole al caotico di immagini
oniriche. L'essere umano è fatto di energia, istruisce la voce off
all'inizio del film. Questa energia si polarizza in due circuiti:
quello ideale e quello del desiderio, in eterno conflitto. Una mappa
per orientarsi nella psiche umana non esiste.
Nel cast: Lisa Carlehed, Victoria Carmen Sonne, Trine Dyrholm, Bebiane Ivalo Kreutzmann
© Riproduzione riservata
Speciale Festival del cinema di Venezia 2019
Venezia 2019: interviste, news, recensioni, gallery, immagini, protagonisti e approfondimenti sul Festival del cinemaLeggi tutto