Venezia 76 applaude Zerozerozero di Roberto Saviano e Stefano Sollima
Tv / Intervista - 06 September 2019 13:00
Collaudato sodalizio artistico per la nuova serie attesa nel 2020.
A Venezia 76 sono presentati in anteprima i primi due episodi di Zerozerozero, la nuova serie tv tratta dal libro di Roberto Saviano per la regia di Stefano Sollima, prodotta da Cattleya e Bartlebyfilm per Sky Studios, CANAL+ e Amazon Prime Video.
Saviano illustra il mercato della cocaina paragonabile a quello del petrolio per volume di affari. L'aspetto pericoloso della cocaina è la facilità con cui poterla venderla e testare. Zerozerozero è una serie sul potere e su quello che è il capitalismo contemporaneo, spiega lo scrittore, il mercato dei stupefacenti è un turbo innescato dal narcotraffico. In periodi di crisi la liquidità criminale salva le banche: "Legalizzare la cocaina significherebbe interrompere questa grande economia che attraversa il mondo legale, rafforzandolo. Ci si riempie di cocaina perché oggi la vita è un inferno, qualcosa di insopportabile. Sei sempre brutto, sempre povero, sempre grasso. C'è sempre qualcosa che non va. La cocaina ti attiva con il mondo, l'eroina ti disattiva”.
Sollima sottolinea come la quotidianità di tutti noi sia toccata dal narcotraffico, dalla t-shirt alla banca: questo è l'anima del libro e il motivo della serie.
Zerozerozero, un nuovo modo di fare cinema
Saviano individua un nuovo genere che sta nascendo in Italia: “La caratteristica dello sguardo italiano su questi temi è davvero peculiare avendo le mafie più antiche del mondo e avendo le organizzazioni criminali con maggiori regole, a cui si ispirano le altre organizzazioni criminali. Quando il cinema, la serialità, racconta queste tematiche deve avere un punto di vista altro che non può essere quello utilizzato finora nel genere, come per esempio accade negli Stati Uniti o in America latina a cui, secondo me, siamo più vicini. Il genere letterario che affronta questo tema è gemello di quello che sta nascendo anche nel cinema italiano nel raccontare queste storie”.
L'etica tra virgolette di un boss, spiega ancora Saviano, è quello di guadagnare sempre di più, difendersi da chi lo circonda e non fidarsi di nessuno. Neanche di se stesso. Il gangster lavora per soldi, il boss per il potere, una logica legata alla mistica religiosa che Sollima tiene efficacemente d'occhio, sottolinea chiarendo: “Questi boss sanno che il potere si paga con l'odio, la solitudine, il carcere e la morte, ma loro non ragionano per anni, ma per ere. Sono sanguinari criminali, ma predisposti al sacrificio, vivono come gli ultimi calvinisti del mondo”.
Produzione e sceneggiatura, difficoltà e virtù del progetto
Riccardo Tozzi sui costi e l'ambizione produttiva: “Dall'avvento delle pay e delle piattaforme - poi più o meno si sono adeguate tutti - vige la prassi di non menzionare cifre: un po' per educazione, in parte per non dire il prezzo del regalo. Generalmente mi riferisco a una scala pragmatica: prodotti che costano poco, molto e moltissimo. Zerozerozero di più. Questo per l'estrema complessità della produzione implicita nel soggetto, il viaggio di questa materia dal luogo in cui sorge attraverso il mondo, mondi diversi e lontanissimi. Una produzione estremamente complessa, da mettere in piedi e gestire come tutte le grandi produzioni, non esente da incidenti. È successo, all'ennesima potenza, quello già capitato, spesso, in Gomorra - il sindaco che non ti dà le location; solo che, stando in Messico, sono saltate tre settimane di riprese. Ne siamo venuti a capo grazie all'impegno di tutti quanti. Ringrazio la produttrice Gina Gardini e il suo straordinario lavoro di coordinamento e gestione”.
Stefano Sollima: “Quando abbiamo cominciato a scrivere e sviluppare il progetto, circa tre o quattro anni fa, mentre stavamo scrivendo, io e Tozzi ci siamo guardati sottintendendo che tanto non saremmo mai riusciti a farlo. Invece, la cosa bella è che ci siamo riusciti, ma ci siamo riusciti grazie al team di produzione, persone abbastanza folli e professionali da avere creduto in un progetto che, in realtà, sembrava quasi troppo ambizioso per essere realizzato. Invece l'abbiamo fatto”.
Nicola Maccanico, produttore: “Mi piace pensare che questo progetto nasca dall'ambizione per una serie che sia internazionale, non solo per gli artisti coinvolti, ma anche per la dimensione della storia. Secondo me, quello che porta Zerozerozero a essere una pagina evolutiva della storia della serialità televisiva è il punto di riferimento, il perimetro del mondo. Questo ha consentito di dare un senso all'interazione tra persone di diverse culture che, operando nell'illegalità del narcotraffico, mostrano i loro diversi approcci. Quando si riesce a trovare questa sintesi, la costruzione di un progetto internazionale può viaggiare. Sono sicuro che Zerozerozero incontrerà il gusto della gente che lo vedrà”.
Leonardo Fasoli parla dell'adattamento del libro di Saviano, integrato dalle ricerche: “Abbiamo fatto un grosso lavoro di ricerca. Dovendo capire i meccanismi attraverso il mondo, era necessario vederli con i nostri occhi. Siamo stati in Messico, Africa e Stati Uniti. Abbiamo intervistato giornalisti, persone che lavoravano nelle forze dell'ordine, persone che si occupavano delle merci nei porti, perché per noi era importante capire il funzionamento di questo mondo prima di cominciare a pensare a quali potevano essere i personaggi che lo avrebbero interpretato”.
Mauricio Katz, co-sceneggiatore: “Svolte le ricerche e raggiunto i Paesi in cui abbiamo girato, è stato interessante cercare la storia da raccontare. Alla fine abbiamo deciso di raccontare l'isolamento dei personaggi coinvolti: i membri della famiglia americana, quella dei calabresi, i soldati messicani. Fanno tutti parte di questo mondo dell'illegalità e sono completamente perduti nel mondo della cocaina”.
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