The Gift: recensione del film thriller che gioca sul progressivo cedimento di apparenze

Cinema / Recensione - 02 March 2016 08:00

Joel Edgerton scrive e dirige un lungometraggio dominato dalla suspense, riuscendo a donare equilibrio alla storia, svelando lentamente i personaggi che ne fanno parte e lasciando fuoriuscire la verit

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Elenoire Casalegno - video

Rebecca Hall e Jason Bateman sono i protagonisti, insieme al regista Joel Edgerton, di The Gift, nuovo thriller psicologico costruito sui personaggi, in cui la vicenda conduce fuori dal tunnel oscuri demoni del passato.

La trama di The Gift viene esposta attraverso dettami cari al thriller, che svela poco a poco personaggi e situazioni antecedenti, che incidono prepotentemente sulla vicenda presente. Simon Callen (Jason Bateman) e sua moglie Robyn (Rebecca Hall) si sono da poco trasferiti, quando un giorno Simon incontra un vecchio “amico” di liceo il cui nome è Gordon Mosley (Joel Edgerton) e tutto ha inizio. Gordon si re-inserisce nella vita di Simon, facendogli recapitare dei doni a casa, ma quello che poteva sembrare un incontro fortuito tra ex-compagni di classe assume toni via via più inquietanti: verità che erano state sepolte nel passato riaffioreranno nel presente e condizioneranno la vita dei protagonisti, lasciando cadere una volta per tutte le futili apparenze.

Joel Edgerton, per la prima volta non solo davanti alla macchina da presa nella veste di attore, ma anche dietro ad essa in qualità di regista, conduce sul grande schermo The Gift, un lungometraggio studiato nel dettaglio, con un ritmo crescente che sfocia in un mood pervaso da inquietudine e governato da suspense. Già dalle prime inquadrature, che violano l’ambiente intimo di una casa e percorrono angusti corridoi nella penombra, viene introdotta la volontà di narrare una storia che si insinua nell’esistenza dei personaggi, apportando ingenti cambiamenti. I personaggi vengono sin da subito presentati: Simon è un amorevole marito che vuole costruire una famiglia con la brillante moglie Robyn, e poi vi è Gordon, che sin dal primo incontro è circondato da un alone di mistero che si dissolverà nel corso del film, quando gli eventi del passato che lo hanno visto coinvolto verranno esaminati e portati alla luce.

Simon e Robyn, rispettivamente un Jason Bateman e una Rebecca Hall che offrono una performance degna di un buon thriller, rappresentano due pedine nelle mani di Gordon, funzionali al gioco che ha messo in atto. Il loro progressivo svelarsi, permettendo allo spettatore di conoscerne debolezze e fragilità, concede profondità alla storia, anch’essa curata da Joel Edgerton. E così le prime congetture dettate dall’apparenza verranno presto abbandonate in virtù di nuove formulazioni, favorite da un uso metodico di campi e contro-campi, misti a dettagli e totali indagatori.

The Gift vive di inquietudine che stagna nei primi incontri tra Gordon e la coppia Callen e crea pathos utile a trasformare questa prova registica in un buon esempio di thriller psicologico, che gioca sulla costruzione dei personaggi, oltre che su riusciti colpi di scena disseminati lungo il cammino filmico, per un buon prodotto appartenente al suo genere.

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