Recensione Upgrade, il thriller sci-fi prodotto da Jason Blum
Cinema / Recensione - 21 November 2018 12:35
In sala dal 22 novembre, per la regia di Leigh Whannell.
Jason Blum, insieme alla propria Blumhouse Productions, co-produce questa detection sci-fi scritta e diretta dall'australiano Leigh Whannell. Notoriamente le produzioni di Blum sono altrettanti successi al botteghino. E Upgrade non fa eccezione.
Siamo in un futuro non troppo distante, caratterizzato da una tecnologia dominante e all'avanguardia. L'ambientazione high tech del film presenta un'accattivante soluzione di arredi indoor minimal. La trama poggia su un solido thriller che non disdegna i colpi di scena. Tuttavia, probabilmente, la peculiarità più incisiva di Upgrade è l'umorismo permeabile.
Grey
Trace (Logan Marshall-Green) e la moglie Asha (Melanie Vallejo)
stanno tornando a casa dopo un incontro di lavoro con Eron Keen
(Harrison Gilbertson), un giovane magnate nel campo dell'intelligenza
artificiale. Anche Asha è un'esperta di biomeccanica, ma lavora per
la Cobolt, la multinazionale concorrente. Grey, invece, è un
meccanico specializzato nella riparazione di automobili di lusso.
Sul tragitto di ritorno, l'autovettura robotica ignora il
percorso e ha un incidente in un quartiere malfamato, quello
dell'infanzia di Grey.
La coppia viene aggredita mortalmente, ma l'uomo sopravvive. Completamente paralizzato, Grey pensa al suicidio: una prospettiva negata in un mondo computerizzato. Le ripetute somministrazioni del farmaco salvavita, mettono in allerta il robot che sollecita l'intervento di un'ambulanza.
Mentre
le indagini condotte dall'ispettrice Cortez (Betty Gabriel)
brancolano nel buio, Grey riceve in ospedale la visita di Eron. La
proposta è quella di farsi impiantare STEM, una sorta di microchip,
capace di restituirgli l'autonomia motoria (e non solo). Trattandosi
di una sperimentazione top secret, Grey firma un contratto
impegnandosi a mantenere il segreto.
Tuttavia, comincia a indagare
sull'omicidio della moglie, mentre STEM finisce per rivelarsi una
presenza, infinitivamente più ingombrante del previsto, piena di "risorse".
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