Recensione Marilyn, dall'anteprima del Festival di Berlino

Cinema / Recensione - 26 February 2018 08:35

“Marilyn”, una co-produzione latina ispirata a una vicenda vera.

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Marilyn” è il film di Martín Rodríguez Redondo, in concorso nella sezione Panorama del Festival di Berlino.
Distribuito da Film Factory Entertainment, “Marilyn” vanta una co-produzione tra l'argentina Maravilla Cine, la cilena Don Quijote and Rampante e l'uruguaiana Cordon Films.

Marilyn

Marcos (Walter Rodríguez) è un diciasettenne che vive con i genitori e il fratello maggiore (Ignacio Giménez), in una fattoria confinata nella periferia di Buenos Aires. Non ci sono molti soldi a disposizione, ma il padre vede in quel figlio la capacità di un riscatto sociale. Ci tiene a farlo studiare e si adopera per acquistargli un computer di seconda mano.
Nella routine rurale di casa, il giovane asseconda la propria natura femminile travestendosi, a riparo da occhi indiscreti. Attende l'imminente carnevale. Alla festa, ci andrà accompagnato dall'amica Laura (
Josefina Paredes). Per una notte, la trasgressione fa rima con la gioia di vivere, anche se a caro prezzo.

Quando il padre muore improvvisamente, Marcos è costretto ad aiutare il fratello Carlitos. Intanto, le chiacchiere sul suo conto fanno il giro il paese e costringono la famiglia a traslocare nella capitale. Qui, Marcos s'innamora di Federico (Andrew Bargsted), ma la madre Olga (Catalina Saavedra) è determinata a negare a quel figlio la speranza.
L'epilogo sarà tragico.

“Marilyn” è un film ambientato in un paesino in mezzo al nulla, dove il tempo scorre immutato. Non c'è alcuna via di uscita per il giovane protagonista, a cui è brutalmente negata anche la possibilità di immaginarsi. Il dramma sta nel senso dell'inesorabilità, inflitta e senza appello: uno stato di agonia rappresentato con disincanto stilistico. C'è una sola sequenza libera di respirare ed è quella della notte danzante di Marilyn.

L'opera di Martín Rodríguez Redondo è ispirato alla storia vera di Marcelo B., condannato all'ergastolo per l'omicidio della madre e del fratello. Il suo, è stato il primo matrimonio gay argentino celebrato in carcere.


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