Recensione libro Il silenzio di Laura di Paula Fox
Daily / Recensione - 21 September 2018 08:00
Novità in libreria, per Fazi Editore.
Il silenzio di Laura è un romanzo di Paula Fox pubblicato nel 1976. Il titolo originale, The Widow's Children, è ispirato a una poesia di Rainer Maria Rilke. Secondo diversi critici statunitensi, il libro è un capolavoro nell'ambito della produzione letteraria della scrittrice.
Classe 1923, nata a New York, la nonna di Courtney Love si è ritagliata una vita bohémien, a dispetto di un'infanzia difficile. Il silenzio di Laura risulta infatti, in parte, autobiografico.
Desmond e Laura Clapper stanno per partire per un viaggio in Africa. Di passaggio a New York, ne approfittano per organizzare una serata. Gli ospiti attesi sono Clara, la timida figlia di Laura; Carlos, l'eccentrico fratello gay, critico musicale senza successo; il mite Peter, amico di vecchio data ed editore.
Ricevuti in hotel dalla coppia, la comitiva viene intrattenuta dalla istrionica personalità di Laura: “Gli ospiti si erano riuniti per salutare i viaggiatori prima della partenza. Erano riusciti a tenere in piedi alcuni discorsi – il viaggio, la pigrizia di Carlos, le imitazioni di uccelli e l’aspetto di Clara – pungolando le parole e cavandole fuori da sé, neanche stessero incitando una bestia indolente nella sua gabbia, ed ecco che quella bestia era fuori e li minacciava con un appetito risvegliato all’improvviso. Quale carne l’avrebbe placato?”.
Tra un drink e l'altro, l'alcol scorre a fiumi, riaffiorano spinosi aneddoti. Tra i protagonisti del passato, rievocato con rancorosa frustrazione, c'è l'ex marito di Laura, padre di Clara, un tempo fotografo di rispetto e poi pittore fallito. Oppure, l'imbarazzante Eugenio, l'altro zio scroccone. Ma, soprattutto, c'è la matriarca della famiglia Alma: dalla Spagna a Cuba fino a Brooklyn, ha cresciuto tre figli e una nipote, per finire gli ultimi anni di vita in un ospizio. Completamente sola, accompagnata dal pensiero di un'inutile attesa.
Paula Fox scrive un potente romanzo di ferocia e umanità. Contraddizioni che si confondono con gli umori instabili, catturati sul momento. Il vissuto si mescola alla (in)capacità di metabolizzare il dolore. I personaggi sono scomodi, ma tanto coraggiosi, quanti onesti, lungo la propria aderenza all'essenza della vita. Vale a dire, il suo scorrere e mutare continuamente di forma.
Un capolavoro sì, da leggere.
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