Recensione La casa delle Bambole, con Mylene Farmer
In sala dal 6 dicembre, l'indie horror di Pascal Laugier.
La casa delle bambole (Ghostland, il titolo originale) è il nuovo film del regista Pascal Laugier, fautore della renassaince francese del genere horror. Suo è, infatti, l'acclamato Martyrs (2008), la pellicola che ha diviso la stampa specializzata statunitense.
Anche
nella Casa delle bambole c'è una essenziale matrice psichica ed è
la chiave per comprendere il film: un viaggio nei meandri delle
dipendenze o di una mente perduta in un loop abitato da demoni. Che
siano reali, immaginari o effetti di un trauma, probabilmente poca
importa, poiché su questa ambiguità, espressa con una certa
raffinatezza stilistica, si poggia l'estetica di Laugier.
D'altra
parte, in questo film, le sequenze sono estremamente violente,
sadiche e disturbanti. Lo spettatore assiste passivamente, non è
dato sapere le motivazioni dietro alla crudeltà.
Schede
Pauline
(interpretata dalla cantautrice franco-canadese Mylene Farmer) si sta
trasferendo nella casa della zia. Sta guidando l'auto, mentre fa i
complimenti al racconto della figlia Beth (Emilia Jones), autrice in
erba con il mito di H. P. Lovecraft. Vera (Taylor Hickson) è
indispettita dalle continue attenzioni verso la sorella.
Un
furgone di dolciumi sorpassa la macchina, Vera indirizza un dito
medio.
La casa ereditata dalla zia è vecchia, polverosa. Ovunque, bamboline vintage. Madre e figlie non fanno in tempo a sistemarsi che vengono aggredite brutalmente dagli abitanti del misterioso furgone: sono una strega transgender e un orco (Rob Archer).
Anni dopo, ritroviamo Beth (Crystal Reed) madre e moglie, ormai diventata una celebre firma di letteratura horror. Vera (Anastasia Phillips), invece, non ha potuto rielaborare il trauma come la sorella ha fatto grazie alla scrittura, vivendo intrappolata in quell'incubo destinato a ripetersi ogni notte.
Taylor Hickson è rimasta sfregiata durante le riprese sul set. Le sono occorsi settanta punti di sutura sul viso. La giovane attrice ha fatto causa alla produzione.
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