Recensione film Una vita in fuga
Cinema / Recensione - 30 July 2022 06:30
Una vita in fuga è disponibile in DVD e Blu-Ray
John Vogel (Sean Penn) è un ladro e un inguaribile bugiardo che vive di espedienti, cambiando di frequente lavoro e casa non appena i suoi creditori iniziano a cercarlo. Nei suoi peregrinaggi negli Stati Uniti si porta dietro la famiglia, formata dalla moglie Patty (Katheryn Winnick), dal figlio Nick (Hopper Jack Penn) e dalla figlia Jennifer (Dylan Penn). Una vita costantemente in fuga perché John è disposto a cambiare tutto - luogo, casa, “lavoro” e amicizie - tranne il brutto difetto di truffare il prossimo.
Trama del film Una vita in fuga
La sua avventurosa esistenza viene raccontata dalla figlia Jennifer che ne ripercorre i punti salienti, iniziando dalla sua infanzia felice, trascorsa tra le praterie del Minnesota, quando lei vede nella figura anticonformista del padre un modello cui ispirarsi. Peter Pan lo chiama la moglie, a causa dei suoi piani avventati quanto misteriosi, ma l’incantesimo dura poco, la realtà è un’altra e la famiglia deve lasciare il Minnesota per evitare problemi.
Il quadro diventa via sempre più difficile. John scompare preso dai suoi loschi traffici, Patty sprofonda nell’alcolismo, diventando incapace di trovare un lavoro e di prendersi cura dei suoi figli, i quali decidono di andare a vivere dal padre, convinti di ritrovare quella magia che aveva contrassegnato la loro infanzia. La realtà è ovviamente ben diversa e dopo un breve idilliaco periodo, Nick e Jennifer devono ritornare dalla madre, mentre John fa perdere nuovamente le sue tracce.
Jennifer diventa una adolescente problematica che non riesce ad inserirsi nella nuova famiglia della madre e neppure a costruire un rapporto affettivo con il padre, il quale continua a vivere di espedienti ed attività illegali. Decide, quindi, di cercare una sua strada, di vivere da sola, di studiare, di diventare una giornalista investigativa perché “vuole lasciare un segno” dietro di sé. Anche il padre vuole lasciare un segno della sua esistenza, ma questa non potrà che andare in una direzione opposta.
I molti punti di forza del film Una vita in fuga
Il film è l’adattamento del libro Flim-Flam Man: The True Story of My Father's Counterfeit Life di Jennifer Vogel, ispirato insomma alla storia vera di John Vogel, truffatore, rapinatore, spacciatore e falsario. A livello narrativo l’opera presenta una struttura circolare: si inizia dalla fine per ritornare al medesimo punto dopo un lungo flash back. La storia è suddivisa in determinati periodi, raccontati da Jennifer Vogel, corrispondenti a precisi momenti della sua esistenza, compresi dal 1972 al 1992.
Per Dylan Penn, scelta per raccontare la storia del reale rapporto padre-figlia, il film ha rappresentato la prima opera importante, dove lei ha saputo interpretare con successo un ruolo difficile, ricco di situazioni altamente drammatiche: una figlia che ama un genitore incapace di farne una giusta, più di ostacolo che di aiuto nella sua ricerca di un ruolo nel mondo degli adulti. Il rapporto genitore – figlia, sul set come nella vita, ha reso le due parti molto credibili, ben affiatate fra loro, un successo favorito anche da un ruolo adatto alla cifra stilistica di Sean Penn, che si trova ad interpretare la parte di un adulto rimasto bambino, alla ricerca di una scorciatoia che gli permetta di recuperare il tempo perduto, di aver successo nella vita.
Dopotutto Una vita in fuga (Flag Day il titolo in lingua inglese) è un film dove i legami familiari sono molto importanti e per il ruolo di Nick Vogel, il fratello di Jennifer, non a caso è stato scelto un altro componente della famiglia Penn, Hopper Jack, figlio di Sean e fratello di Dylan.
Al di là di qualsiasi commento, è indubbio che un simile lavoro di squadra abbia contribuito al successo dell’opera, a sua volta impreziosita dalla scelta di girare il film utilizzando una pellicola in 16 mm e non in digitale come oramai si è soliti lavorare. In questo modo luce e un colore sono apparsi adatti al periodo che rappresentavano, gli anni 70 e 90, dando alla storia un’ambientazione nostalgica, che l’immagine digitalizzata non avrebbe saputo comunicare al pubblico.
Un’operazione vintage rafforzata da una colonna sonora, composta dalle canzoni della cantautrice Cat Power, da Glen Hansard e da Eddie Vedder, quest’ultimo cofondatore, frontman e principale paroliere dei Pearl Jam, tredici brani perfettamente in grado di ricostruire il clima melanconico che domina tutto il film.
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