Recensione film Abracadabra di Pablo Berger con Maribel Verdu
In sala dal 17 maggio.

Abracadabra è l'ultimo film scritto e diretto dal regista spagnolo Pablo Berger. Si tratta di una black comedy a tinte grottesche.
Carmen (Maribel Verdu) è una moglie ormai ostaggio di una vita coniugale opprimente. Non sappiamo come fosse Carlos (Antonio de la Torre) un tempo, ma lo conosciamo come tifoso sfegatato incollato davanti alla tv, un uomo prepotente e sgradevole.
Schede
Durante l'occasione di un matrimonio di un parente, Carmen incontra il cugino Pepe (Jose Mota), da sempre affascinato dalla donna. Carlos decide di umiliare pubblicamente Pepe durante l'esperimento di ipnosi, siparietto compreso nella festa del matrimonio. Tuttavia, qualcosa va storto.
All'indomani dell'evento, Carlos comincia a comportarsi in modo bizzarro: porta la colazione a letto alla moglie, rifà i letti, si dedica alle pulizie domestiche. È affettuoso, non russa più e aiuta la figlia nei compiti di chimica. Per Carmen è uno shock e, grazie all'aiuto di Pepe, scopre che nel marito si è accasato il fantasma di Tito, morto a 28 anni nel 1983.
Sotto la guida dell'istrionico maestro Fumetti (Josep Maria Pou), Carmen e Pepe indagano sul passato del misterioso Tito, un aitante ballerino stile John Travolta, innescando una serie di eventi ingovernabili.
Il film ha l'esuberanza di giocare con diversi cult, invertendo le traiettorie e rimescolando le carte. Abracadabra è, di fatto, un'opera loca nell'accezione più gioiosa del termine.
Nella sua sceneggiatura, Berger invoca persino lo spirito di due capolavori thriller della storia del cinema. C'è un giovane che si sbarazza della madre morbosamente gelosa del figlio, e un cameriere che in una certa sala per ricevimenti compie una mattanza.
Verso
il finale Abracadabra si fa commovente, lasciando aperti interrogativi
spinosi.
Poi si torna a sorridere, grazie alla magia, con la
protagonista che pare una moderna Rossella O'Hara: oggi, decisamente più risoluta di ieri.
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