Recensione del film ‘Vi presento Christopher Robin’
“Vi presento Christopher Robin” è il film sull’autore di Winnie-the-Pooh\r\n\r\n
Vi presento Christopher Robin (“Goodbye Christopher Robin”) è il film biografico diretto da Simon Curtis.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1941 Alan Alexander Milne (Domhnall Gleeson) e la moglie Daphne (Margot Robbie) vivono a Londra.
Alan patì anche l’esperienza della la prima guerra mondiale, partecipando alla Battaglia della Somme, ovvero le offensive lanciate dagli anglo-francesi sul fronte occidentale per sfondare le linee tedesche. La coppia sperava di avere una figlia, ma nel 1920 nacque Christopher Robin (Will Tilston), che viene educato dalla bambinaia Olive (Kelly Macdonald). Alan dopo l’evento bellico del 1918 ebbe una psicosi traumatica, e assunse posizioni critiche nei confronti del conflitto, cosicché ora vuole scrivere un trattato contro la guerra e trasferisce la famiglia in una casa vicino ad una zona boschiva.
Il film dI Simon Curtis (“Marilyn”, 2011; “Woman in Gold”, 2015) parte da un contesto storico efficace, in bilico tra due guerre per mostrare come la personalità di un cittadino comune ne venga modificata, con la capacità poi di creare un opera d’arte.
Infatti la moglie di Alan si pente di essersi trasferita e torna a Londra per un lungo periodo. Quando Olive si congeda per prendersi cura della madre malata, Alan e Christopher sono lasciati da soli: la sofferenza del padre diventa così un processo che si raffina in se stesso, e nelle passeggiate nei boschi diventa una serie di storie inventate per il figlio. Inserisce qui la presenza di animali, e poi invita l’amico illustratore Ernest. Insieme sviluppano i libri Winnie-the-Pooh - un orsacchiotto - che diventano subito di enorme successo.
Il discorso diventa anche meta-testuale: dalla paura della guerra nasce un mondo di evasione che solo lì trova la sua completezza, perché presente in un momento storico che nn potrebbe essere di maggiore efficacia. E in tale dimensione l’interesse economico riaffiora, perché Daphne torna dal marito e dal figlio per aiutare a gestire la loro nuova celebrità. "Christopher Robin” è mostrato infatti in alcune e frequenti apparizioni pubbliche, che però trova frustranti: la stessa Olive si licenzia ma ammonisce i coniugi per il loro comportamento nei confronti del figlio.
E il cerchio si chiude, quando Christopher Robin in collegio chiedo di arruolarsi, in quella guerra avversata dal padre.
Interessante è il fatto che la stessa scrittura venga usata come “arma” ulteriore nelle due guerre, per evadere dalla quotidianità bellica e al contempo minare la felicità del piccolo Christopher. Il film diventa così anche uno specchio sulla celebrità e i rapporti familiari.
Ottima è la performance di Will Tilston, che riesce a veicolare la paura di un ragazzo che invece sarebbe rimasto impresso nella memoria collettiva - e sopratutto dei bambini - per una patinata felicità espressa tramite “Winnie The Pooh”.
Il divario tra i personaggi dei bambini e le preoccupazioni degli adulti diventa così abissale, perché mosso da interessi economici inaspettati. Infatti Alan non aveva previsto tale successo, e ne rimane qui soggiogato. Per anni Christopher Robin ruppe i rapporti con la madre, e si risentì col padre per ciò che considerava come lo sfruttamento della sua infanzia.
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