Recensione del film Becoming Cary Grant, elogio del cinema classico
Cinema / Recensione - 04 July 2017 08:00
Becoming Cary Grant è il film documentario di Mark Kidel e Mark Kidel
"Becoming Cary Grant" è il film documentario di Mark Kidel e Mark Kidel andato in onda su Showtime negli Stati Uniti e che ha ottenuto un ottimo successo di critica.
Emerge la figura di uno dei più grandi attori di Hollywood, con un aplomb sofisticato ma anche popolare.
Il film però affonda nelle temperie emotiva dell’attore, un uomo travagliato che attraverso la maschera dei film rendeva quel sorriso che gli era precluso. Cary Grant nacque come Archie Leach a Bristol, in Inghilterra e quando aveva undici anni suo padre rinchiuse la madre in un clinica per malati di mente, senza mai dire nulla al figlio. Il senso di abbandono di Archie crebbe, con un vuoto che non riusciva a colmare.
I film incassarono in tolta circa 100 milioni di dollari (con la valuta del periodo di uscita), da “Venere bionda” (1932) a “Susanna!” (1938), “Incantesimo”, “La signora del venerdì” (1940), “Arsenico e vecchi merletti” (1944), “Notorious - L'amante perduta” (1948), “Intrigo internazionale” (1959).
Ma quel vuoto restò fino all’assunzione dell’LSD come terapia. Fu il primo a tentare questo trattamento, con 100 sessioni presso uno psichiatra di Beverly Hills.
Così Cary Grant esorcizzava i suoi demoni, tanto che poi affermava: "finalmente, io sono vicino alla felicità”. Sembra lontano il momento in cui nel film “Susanna” interpreta il paleontologo David Huxley che cercando di ricostruire un dinosauro si deve scontrare con l’irriverente Susan Vance (Katharine Hepburn), la quale gli demolisce il lavoro.
La maggior parte delle immagini di " "Becoming Cary Grant" sono inedite, come i filmati e contributi di amici che finora non avevano parlato dell’attore. Cary Grant Gestì la carriera in maniera indipendente dal sistema degli studios, e si sposò cinque volte.
Con lui torna in auge un modo rigoroso di proporsi al pubblico, che appariva senza eccessi. E sopratutto un maniera di fare cinema che negli spettatori ricreava un mondo desiderabile: tuttora auspicato visto il successo dei film classici restaurti che vengono riproposti ai festival o in sala.
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