Macchine Mortali, Peter Jackson fatica al box office
Cinema / Recensione - 17 December 2018 08:00
Dal libro al film, di Peter Jackson.
Peter Jackson scrive e produce Macchine Mortali (Mortal Engines, il titolo originale). Tra i co-sceneggiatori del progetto, figurano anche Fran Walsh e Philippa Boyens, collaboratrici abituali di Jackson. Il nuovo film, a cui si è interessato il regista di saghe cinematografiche di successo come Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, vede dietro la macchina da presa il suo pupillo, Christian Rivers.
Macchine
mortali è tratto dall'omonimo romanzo di Philip Reeve. È il primo
libro di una serie fantasy di successo, ambientata in un futuro
apocalittico. Inizialmente, Reeve intendeva scrivere un romanzo Young
Adult, ma finì per pubblicarlo nel 2001, con la casa editrice che
opta per una narrativa genericamente indicato come lettura per
ragazzi.
Il titolo viene ispirato dall'Otello di Shakespeare, Atto Terzo, Scena Terza: "Addio a voi, seminatrici macchine di morte, che col tuonar delle ruvide gole eguagliate gli orribili fragori dell’immortale Olimpio! Addio! Addio! La giornata di Otello è giunta al fine!".
Un flop al box office
A
fronte di un budget stimato circa cento milioni di dollari, negli
Stati Uniti c'è chi ne sta annunciando il clamoroso flop. Uscito,
infatti, venerdì 14 dicembre nelle sale americane, l'incasso di
Macchine Mortali al botteghino si sta rivelando piuttosto deludente.
Nonostante la scena di apertura, visionaria e spettacolare di una
Londra mobile, e il trailer conseguentemente accattivante, le pecche
sono tutte a carico di un intreccio chiassoso, ma inconcludente, e di
una caratterizzazione dei personaggi principali abbozzata rispetto a
quella del libro.
Dal libro al film
Dicevamo di Londra a quattro ruote, che è diventata la più potente città-trazionista a caccia di risorse. A seguito della Guerra dei Sessanta Minuti, infatti, il mondo è costretto a difendersi dai negativi effetti di grandi calamità naturali. Le popolazioni delle metropoli di un tempo sopravvivono grazie alla teoria del “darwinismo urbano”, le grandi città sono diventate nomadi: inglobano e sopravvivono come entità parassitarie. Una voluta distorsione della teoria dell'evoluzionismo di Darwin.
Londra,
immaginata da Reeve, è vittoriana, decadente e rapace. Il distopico mondo immaginato dallo scrittore
risulta interessante.
Nonostante le premesse letterarie, il film,
purtroppo è una mezza delusione.
Hester
Shaw (Hera Hilmar) trama vendetta contro Thaddeus (Hugo Weaving),
personalità di spicco londinese e responsabile della morte di sua
madre. La ragazza porta una maschera, perchè sfigurata.
Tom
Natsworthy (Robert Sheehan) è un appassionato di storia, costretto
ad allearsi con Hester e con la lega degli anti-trazionisti
capeggiati da Anna Fang (interpretata dalla cantautrice di origine
sudcoreana Jihae).
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