Fist of the North Star: Lost Paradise, recensione videogame per PS4

Games / Recensione - 09 October 2018 14:00

Il videogioco di Ken il Guerriero, sviluppato dagli autori della serie Yakuza

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film One Night In Miami... - video

Fist of the North Star: Lost Paradise è il videogioco su Ken il Guerriero sviluppato da SEGA, basato sul motore di gioco e sulla struttura ludica della serie Yakuza, una sorta di spin-off ambientato nell’universo del manga. Dopo gli ultimi due titoli ispirati a Kenshiro, che vedevano meccaniche da musou, dove colpire e far esplodere centinaia di nemici in maniera semplicistica e banale, l’eroe del manga trova una collocazione più consona alla sua grandezza, su una produzione di maggior respiro e ambizione, seppure piagata da alcuni difetti che non permettono al gioco di proporre la stessa cura e realizzazione degli ultimi Yakuza, che rimangono pressoché superiori in tutto.

Fist of the North Star: Lost Paradise

LA STORIA INEDITA DI FIST OF THE NORTH STAR

Fist of the North Star: Lost Paradise racconta una storia originale, propria, collocata tra la prima e seconda serie del manga. Lo sfondo alle vicende è sempre la pericolosa e desolante landa polverizzata da una guerra nucleare, dove bande di predoni e piccoli eserciti guidati da signori del male minacciano la pace e la sicurezza delle persone. La nostra fidanzata, Julia, è stata presa in ostaggio dal dittatore Shin: lo scontro vede Ken il Guerriero primeggiare, ottenendo l’informazione che sembra collocare Julia nella cittadina di Eden, ricca enclave dove la sacerdotessa Xsana riesce ad assicurare benessere e protezione ai suoi cittadini, al netto di alcune manifestazioni di violenza. Ma entrare nell’avamposto non può passare dalla pura forza bruta, motivo per cui Kenshiro preferisce farlo da prigioniero: qua convinciamo il capitano delle guardie a lasciarci combattere nell’arena, dove dei gladiatori si sfidano corpo a corpo. L’inevitabile successo colpisce favorevolmente Xsana, che sceglie la nostra bravura nel combattimento per difendere la città dagli assalti dei nemici, sempre più invadenti e preoccupanti.

Fist of the North Star: Lost Paradise è un gioco action in terza persona ambientato in un open-world dalle dimensioni ristrette, dove accanto alla storia principale vi sono tutta una serie di attività collaterali, che cercano di riproporre quanto già apprezzato in Yakuza. Possiamo infatti muoverci all’interno di Eden passando del tempo con giochi d’azzardo, al casinò, con blackjack e poker, o con riproposizioni di grandi classici quali OutRun e un vecchio Hokuto no Ken per Sega. Possiamo giocare a baseball o dedicarci alla medicina alternativa, dove con i nostri pugni possiamo “curare” i pazienti, in una sorta di terapia musicale in quick time event. O ancora fare da buttafuori presso il night club del posto, in attività particolari e ironiche ma che poco si posano con l’indole di Kenshiro, e che spesso risultano come una forzatura eccessiva per offrire dei contenuti altrimenti ridotti. Per quanto concerne il sistema di combattimento vero e proprio, Kenshiro possiede tutte le mosse e abilità che lo contraddistinguono, qui riprese e schematizzate nel classico skill tree, da potenziare e sbloccare. Abbiamo così un tasto per i pugni e uno per i calci, insieme a schivate e mosse speciali: qui subentrano i quick time event, spesso spettacolari sopratutto durante le boss-fight, dove si innescano esaltanti sequenze di colpi. Il respiro dell’anime lo abbiamo proprio qui, nel taglio registico e brutale di alcuni combattimenti e nell’attivazione dell’ira di Ken, dove al rilascio dell’aura azzurra abbiamo colpi particolarmente violenti e indifendibili.

FIST OF THE NORTH STAR: L'IMMAGINARIO VISIVO 

L’universo di Fist of the North Star: Lost Paradise non è colorato e brillante come le strade di Tokyo, e la realizzazione tecnica ne segue le limitazioni estetiche, con un deserto estremamente spoglio e poco dettagliato, città e personaggi secondari tendenzialmente grezzi e una resa visiva piacevole solamente in poche occasioni, come nei modelli dei protagonisti e di Kenshiro, mai realizzato così bene e in maniera così precisa. Il motore grafico adottato è infatti una versione precedente degli ultimi episodi di Yakuza, riprendendo il Dragon Engine di Yakuza 0, una soluzione conservativa che tuttavia restituisce un ottima fedeltà all’anime. Gli scenari non brillano per resa visiva, tranne in alcuni scorci e per le strade di Eden, mentre rovine e fasi dal maggior respiro tendono ad esserne scarne e poco convincenti, così come la fisica a bordo del nostro veicolo, che permette di spostarci all’interno dei territori desolati. Gli scontri e le animazioni, sopratutto negli scontri contro boss e durante le “finisher”, rendono invece spettacolare e ben riuscito il combattimento, violento e cruento anche da punto di vista squisitamente grafico. 

© Riproduzione riservata


Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon