Festival di Venezia 2018: recensione del film aKasha
Una commedia contro la guerra, di Hajooj Kuka.

In concorso nella sezione della Settimana Internazionale della Critica di Venezia, troviamo aKasha (The Roundup, il titolo inglese) di Hajooj Kuka, regista sudanese già premiato al Toronto International Film Festival nel 2014, grazie al documentario Beats of the Antonov. aKasha è la sua prima opera fictional, un piccolo ma sorprendente film.
La guerra civile in Sudan si ferma durante la stagione delle piogge a causa del fango. Per i ribelli, questo è il tempo per coltivare, stare con la famiglia e le persone amate. Ma quando la pioggia finisce...
Schede
Conosciamo
Adnan mentre si prende cura del suo fucile, un AK47 idrato con la
Nivea e confortato con un bacio, chissà quante battaglie lo
attendono in compagnia di Nancy, perché è così che ha chiamato il
suo fucile.
Dopo aver abbattuto un drone nemico per sbaglio, il
ragazzo è diventato un eroe. Il comandante Kuku Blues, tutte chiacchiere
e niente distintivo, lo premia con un permesso speciale di libera
uscita. Adnan ne approfitta per andare dalla fidanzata Lina.
L'incontro, tuttavia, prende una piega inaspettata. Quando Lina
scopre che il fucile porta il nome dell'ex ragazza del fidanzato, va
sù tutte le ferie. Si tiene il fucile e lo caccia di casa. Intanto, Adnan è cercato dagli uomini di Blues per non essere rientrato in
servizio. Insieme all'esuberante Absi, disertore nelle mire del
comandante da tempo, tenta la fuga sulle montagne di Nuba. Ma prima deve
recuperare Nancy (e, possibilmente, la cintura per tenere su i
pantaloni).
Adnan è un eroe per caso; Absi ha una riconoscibile sensibilità artistica e odia la guerra, non è capace di uccidere.
Novelli Don Chisciotte e Sancho Panza, Adnan e Absi affronteranno una serie di peripezie tragicomiche che culminano nella scena del processo locale, all'ombra di un dattero del deserto, in cui il più anziano del villaggio è il giudice che ascolta i testimoni: per vendicarsi del fidanzato donnaiolo, Lina dichiara che il fucile appartiene a lei, Adnan è un ladro. E, siccome l'AK47 profuma effettivamente di femminile, il tribunale le dà ragione.
aKasha
è ambientato in un piccolo villaggio, Kauda, abituato alla guerra. Il tempo
è pigro, scandito dal canto del gallo e dalle piccole faccende
quotidiane. Le donne portano le taniche di acqua sul capo, i bambini
giocano a pallone. Si cerca rifugio al passaggio della minaccia dal
cielo. Le carrette dei ribelli s'inceppano nella sabbia. Al calar del
sole, si canta e si balla.
C'è
la vita che scalpita anche nei tanti colori degli abiti, dei trucchi e dei
gioielli delle donne. E c'è, infine, un'epifania psicadelica per il nostro
protagonista: l'amore non è abbastanza, l'amore è l'inizio, l'amore
necessita lavoro.
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