Dark Souls Remastered, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Dark Souls Remastered è il primo capitolo della famosa trilogia di GDR, rimasterizzato per PS4

Dark Souls Remastered è l’edizione per PS4 e Xbox One del capitolo originale, uscito nella scorsa generazione, l’inizio di una trilogia e di una serie cult che ha introdotto nel mondo del gaming il concetto di souls-like, basato su caratteristiche ideate e perfezionate da From Software, team di sviluppo giapponese autore della serie Souls e di Bloodborne. Le caratteristiche base del gioco di ruolo ruotano attorno ad una mappa interconnessa con scorciatoie sbloccabili e falò, unico punto di salvataggio e teletrasporto tra le varie zone, unite ad un level design complicato e particolarmente ispirato, una complessità che si rispecchia anche nella difficoltà di gioco, sempre elevata, specialmente negli scontri contro i boss, epici e spesso titanici nelle dimensioni.
Il primo Dark Souls è stato un punto di svolta all’interno del mondo videoludico, capace di far conoscere una tipologia di gioco innovativa, con un gameplay lento e macchinoso, non privo di difetti in termini di hitbox e precisione, ma affascinante, misterioso, una continua scoperta, senza alcuna guida o facilitazione per il giocatore, che si ritrovava gettato in un mondo oscuro senza alcun punto di riferimento. L’elevata complessità, che spesso ha scoraggiato tantissimi utenti, ha creato una sorta di aura di misticismo attorno al titolo, che negli anni ha raccolto milioni di fan sino a farlo diventare un opera di culto, con una software house che adesso rappresenta un pezzo importante all’interno del mercato, con titolo estremamente attesi e discussi. Lo spirito da gioco di ruolo, fatta di armature ed esperienza, trova in Dark Souls un’anima hardcore, con nemici coriacei e che possono ucciderci in pochi colpi. Fondamentale quindi pianificare gli attacchi, parando e schivando al momento giusto, senza consumare eccessivamente la barra della resistenza che, una volta a zero, non permette di effettuare alcuna azione di attacco. Raccogliere le anime dei nemici e boss permette di livellare il personaggio, con una progressione che può andare in varie direzioni, prediligendo un alter ego potente o rapido, o altresì puntando su attacchi dalla distanza e incantesimi.
La trama di Dark Souls getta al basi all’universo criptico della triologia, con tantissime informazioni ricavabili dalle descrizioni degli oggetti, lasciando la pura narrazione e i filmati di gioco al minimo indispensabile. Il background storico ci introduce nel mondo primordiale, dove non c’era altro che una terra grigia, desolata, popolata da draghi eterni e arcialberi. Nelle profondità del suolo, la vita ebbe inizio dalla nascita della fiamma primordiale, un fuoco da cui si generò il contrasto tra luce e oscurità, e da cui presero forza e consapevolezza i Lord. Il loro status, assimilabile a quello delle divinità, riuscì a porre fine all’Era degli Antichi, sconfiggendo i draghi e dando il via all’Era del Fuoco, un momento di prosperità che tuttavia era destinato a spegnersi nel futuro. La Fiamma, infatti, non era eterna, e la sua fine avrebbe significato il ritorno dell’oscurità e della nebbia, che avrebbe nuovamente inghiottito il mondo.
Il gioco mantiene tutto il fascino passato e anche purtroppo, una componente tecnica deficitaria e datata. Già il primo Dark Souls, al tempo della sua uscita, presentava un grafica grezza e poco rifinita, con una precisione dei colpi e delle collisioni rivedibili. La remaster compie un salto in avanti solamente in termini di risoluzione generale, presentando però texture in bassa definizione, contorni poco rifiniti e una mole poligonale dei personaggi ancorata ad una generazione fa. Il lato grafico, quindi, è il principale problema dell’edizione per le console attuali, assolutamente inadeguata per gli standard attuali e per lo scarso impegno profuso nella rimasterizzazione.
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