Paolo Borsellino, nell'anniversario della morte un libro racconta la lotta alla mafia

Daily / News - 18 July 2015 10:42

Paolo Borsellino nell'anniversario della morte è presente con una folta pubblicistica: da un libro sui depistaggi ad uno sulla lotta alla mafia.

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Paolo Borsellino, nell’anniversario della sua morte avvenuta il 19 luglio 1992 è raccontato in diversi libri, che affrontano sia la sua lotta contro la mafia che i motivi dell’assassinio.

Libri. Recente è “Dalla parte sbagliata. La morte di Paolo Borsellino e i depistaggi di Via D'Amelio” di Rosalba Di Gregorio e Dina Lauricella. Se Borsellino fu assassinato con cinque agenti della sua scorta e la verità dell’omicidio è ancora lontana, emergono qui depistaggi, pseudo-pentiti, investigatori infedeli, servizi segreti che hanno inquinato la scena del delitto. Si cerca con dettagli di ricostruire il mosaico su chi abbia ucciso il magistrato, e su chi abbia impartito l'ordine. "Stare dalla parte giusta significa riconoscere gli errori, cercare umilmente la verità e volerla con coraggio - cita nella prefazione la figlia del giudice Lucia Borsellino - Significa rinunciare anche a false e più comode ricostruzioni della storia edificate ad arte che alludono a effimeri successi e allontanano dalla verità, rendendone più arduo e faticoso il raggiungimento. Potrò non vederla la verità ma ne pretendo la ricerca, per dare un senso alla vita di chi è morto per questo".

Del 2015 è “Dove Eravamo”, di vari autori. La morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino racconta quei giorni drammatici con testimonianza di chi li ha vissuti, da familiari a magistrati, giornalisti, poliziotti. Ma anche con le voci di coloro che da quei giorni hanno iniziato - in eterogenei ambiti - a combattere per la giustizia. Tra gli interventi ci sono quelli di Massimiliano Perna, Salvatore Borsellino, Lella Costa, Nando Dalla Chiesa, Maria Falcone, Antonio Ingroia, Moni Ovadia.

Sempre attuale è “Il vile agguato. Chi ha ucciso Paolo Borsellino. Una storia di orrore e menzogna” di Enrico Deaglio. Si parte dalla frase che il giudice pronunciava spesso, tratta da il “Giulio Cesare” di William Shakespeare: "è bello morire per ciò in cui si crede. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola". L’omicidio è accomunato a misteri simili a quello del rapimento di Aldo Moro, tra inconfessabili verità in un paese che non è “per eroi. La ricerca della verità sul suo assassinio implicava un contributo di onestà, che è stata soffocata”. L’autore agglomera tutte le tessere, cercando un ordine.

Agenda rossa. Del 2007 è “L'agenda rossa di Paolo Borsellino”, di Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco. Qui con testimonianze di pentiti, ex colleghi magistrati, carte giudiziarie, confidenze di amici e familiari si restituisce lo scorrere di quelle pagine dell'agenda rossa, scomparsa in via D'Amelio. Qui Borsellino annotava le riflessioni e i fatti più segreti, e il trafugamento è segno di quanto scottante contenesse: da chi incontrava a coloro che intralciavano il suo lavoro in Procura, dalle verità in fase di emersione al motivo della frase pronunciata negli ultimi giorni della sua vita: "Ho capito tutto... mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia... Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri".

Interessante è “Murdered Judges: Assassinated Italian Judges, Giovanni Falcone, Cesare Terranova, Paolo Borsellino, Robert Smith Vance, Pietro Scaglione”. Si cerca qui di creare un filo rosso con altri omicidi di mafia, come quello di Terranova avvenuto a Palermo il 25 settembre del 1979, di Vance avvenuto negli Stati Uniti il 1989, Scaglione assassinato a Palermo nel 1971.

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