Libri Magazzino 18 di Simone Cristicchi, le storie della Seconda guerra mondiale

Comics / News - 21 February 2014 15:05

"Magazzino 18" di Simone Cristicchi e Jan Bernas, "Monuments Men" di Robert Edsel e Bret Witter, "I più non ritornano" di Eugenio Corti: la Seconda guerra mondial

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Iva Zanicchi - video

Magazzino 18. Storie di italiani esuli d'Istria, Fiume e Dalmazia di Simone Cristicchi e Jan Bernas (Mondadori) - Quella delle foibe è una pagina della Seconda guerra mondiale da riscrivere. Si parla di oltre trecentocinquantamila italiani che, a seguito del Trattato di pace nel 1947, passano alla Jugoslavia di Tito. Costretti a scegliere le cose più importanti di una vita e raccattarle in tutta fretta: le autorità concedono ventiquattro ore per andarsene, cacciate dalle proprie case. E loro partono per scampare alle esecuzioni sommarie, lasciati inghiottire dalle viscere della loro stessa terra, o la prigionia dei campi profughi. Nel Magazzino 18, ubicato nel Porto Vecchio di Trieste, riversano abbandonate le masserizie degli esuli: “Montagne di sedie aggrovigliate come ragni di legno. Legioni di armadi desolatamente vuoti. Letti di sogni infranti. E poi lettere, fotografie, pagelle, diari, reti da pesca, pianoforti muti, martelli ammucchiati su scaffalature imbarcate dall'umidità”. Il libro è tratto dallo spettacolo teatrale di Cristicchi, al centro delle polemiche in questi giorni, a riprova della necessità di revisione storica a riguardo.
Sempre per la Mondadori, nel 2012 Simone Cristicchi ha pubblicato “Mio nonno è morto in guerra”, in memoria del sacrificio delle vittime.

Ernest Hemingway, Addio alle Armi: l'esperienza del volontario sul fronte italiano nel 1918

Monuments men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia di Robert Edsel e Bret Witter (Sperling & Kupfer) - Monuments Men, ovvero gli esperti di arte mandati da Roosevelt a salvare le opere artistiche dall'indiscriminato saccheggio di Hitler. Sono in pochi, senza mezzi o uomini a disposizione, costretti ad aguzzare l'ingegno per adempiere alla missione. Ritmo serrato e prosa da action thriller a servizio di una corsa contro il tempo per sottrarre il prezioso patrimonio ai nazisti: opere di inestimabile valore immagazzinati con alacre sistematicità dagli uomini del Führer.
Edsel, artefice e presidente della Monuments Men Foundation per la preservazione dell'arte, viene premiato nel 2007 da George Bush per meriti umanitari. Ha donato, inoltre, due album di fotografie che provano il ladrocinio del Terzo Reich all'Archivio Nazionale degli Stati Uniti d'America.
Diretto e interpretato da George Clooney con protagonisti Matt Damon, Bill Murray, Jean Dujardin, John Goodman e Cate Blanchett, il film, tratto dal libro e distribuito nelle sale cinematografiche la settimana scorsa, ha avuto un'accoglienza tiepida dalla critica statunitense. Forse la pellicola avrebbe avuto sorte diversa se fosse giunta prima del pluripremiato "Argo" di Ben Affleck – prodotto, tra l'altro, dallo stesso Clooney. Una sensazione del già visto ipoteca il film ancora prima di vederlo: cambia lo scenario, ma rimane lo stesso impianto narrativo. Sazio della glorificazione dell'eroismo senza macchia made in Usa, il grande pubblico sembra orientarsi nuovamente verso un maggior realismo storico premiando, per esempio, "12 anni schiavo" del londinese Steve McQueen.

Italo Calvino, commento al Sentiero dei nidi di ragno

I più non ritornano di Eugenio Corti (BUR) - Pubblicato nel 1947, paragonato a “Se questo è un uomo” di Primo Levi, Corti consegna il dramma vissuto insieme ai soldati italiani nei ventotto giorni che precedono lo smantellamento del XXXV Corpo d'Armata, uno dei tre corpi spediti in Russia, da parte dell'offensiva nemica.
Di trentamila uomini si salvano in quattromila. Corti ha ventuno anni.
Ricoverato a Merano scrive le dettagliate vicende della viglia della disastrosa ritirata dal pomeriggio - del 1942 alla sera del 17 gennaio del 1943 - giurando sul contenuto, corrispondente alla nuda verità, di ogni frase.
La guerra ha un solo sinonimo, l'orrore: in vincitori e vinti. Non c'è posto per altro.

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