John Ford: Sentieri selvaggi, il film classico antirazzista con John Wayne

Cinema / Classico / News - 12 March 2014 08:00

"Sentieri selvaggi" è il film di John Ford con John Wayne e Vera Miles. Considerato come l'anticipatore delle tematiche della Nuova Hollywood è acclamato da registi e critici,

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Sentieri selvaggi (“The Searchers”) è il film di John Ford uscito il 13 marzo 1956. Il cast è composto da John Wayne, Jeffrey Hunter, Vera Miles e Ward Bond.

La trama. È l’anno 1868, Martha Edwards è con il marito Aaron, i figli Debbie, Lucy e Ben e l’adottivo Martin Pawley. Abitano nel west Texas. Non vede più il fratello Ethan Edwards quando stava combattendo per la Confederazione durante la Guerra Civile. C’è anche Martin, giovane Cherokee che Ethan tratta con freddezza, anche se lo salvò quando quando i genitori furono massacrati in un’incursione indiana anni prima. 
Poco dopo l'arrivo di Ethan il reverendo Samuel Johnson Clayton annuncia che il bestiame dei rancher locale Lars Jorgensen è stato rubato: Ethan si unisce a Martin all'inseguimento dei ladri, ma quando tornano a casa scoprono che la famiglia è stata massacrata, ad eccezione di Lucy e Debbie che sono state catturate dai Comanche.
Martin sopporta gli insulti di Ethan per il bene delle sue sorelle scomparse. Ma il cinismo non ha tregua, Ethan trova il corpo di Lucy. Dopo un anno Ethan tramite un commerciante del Texas scopre che Debbie è viva, ma quando la trova è sconvolto. "Non sono più bianca. Sono Comanche” rivela la donna in una cantina New Mexico. Disgustato che lei viva "con un dollaro” le punta la pistola contro, ma Martin la difende. Dopo varie peripezie, Martin si intrufola nel campo per salvarla, anche dopo che Ethan rivela che uno degli scalpi sul palo appartenevano alla madre di Martin. Quando Martin entra nella tenda di Debbie lei urla ma ammette che lei vuole abbandonare quella vita. Mentre la battaglia infuria Martin cerca di fermare Ethan il quale ha afferrato Debbie temendo che voglia ucciderla. Invece lui la solleva in aria e le dice: "Andiamo a casa, Debbie”. 

Il western. Il film è tratto dall’acclamato romanzo “The Searchers” di Alan Le May del 1954. Il successo fu dirompente, e John Ford si pose come l'emblema della nuova Hollywood. Se finora il western era solo un motivo per proporre efferate sparatorie, da “Sentieri selvaggi” si intravedono tematiche personali che muovono i vari personaggi, come il senso di appartenenza alla famiglia che surclassa ogni vendetta. Con un atteggiamento che sarà portato alle vette del lirismo da Sergio Leone.

John Ford. Lo stesso Jean -Luc Godard disse una volta di The Searchers: "Come posso odiare John Wayne quando all'improvviso prende Natalie Wood tra le sue braccia nell'ultima bobina di The Searchers?”. Registi e sceneggiatori come Steven Spielberg, Martin Scorsese, John Milius, Paul Schrader, Wim Wenders, il medesimo Godard, George Lucas sono stati influenzati dal film. Scorsese ammise che “il dialogo è come la poesia. E i cambiamenti di espressione sono così sottili, così magnifici. Lo rivedo una o due volte l'anno”. “Taxi Driver” non è immune da echi fordiani. Sergio Leone mette in scena un massacro proprio in “C'era una volta il West” ( 1969) simile a quella che distrugge la famiglia di Ethan in “Sentieri selvaggi”.
La regia di John Ford racconta la realtà da lontano, muovendo da campi lunghi ai dettagli, quasi adducendo che solo con balzi veloci è possibile comprendere ciò che sta accadendo.

La critica. Il film affronta tematiche come la paura del diverso, il razzismo e la sessualità. Così Ford si spingeva verso una raffigurazione della società moderna, avulsa da un’approssimazione psicologica, unito al senso di malinconia, immerso in un deserto raramente così brutale, con avamposti improvvisati, ansia del terrore ubiquo, fattorie isolate, l’orrore inatteso che emerge nella Monument Valley. Gli indiani non commettono atrocità peggiori di quelle perpetrate dall'uomo bianco, gli scalpi della famiglia di Ethan bilanciano il massacro di donne indiane e bambini effettuate dagli stessi bianchi.

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